Ted Bundy – Fascino criminale: Zac Efron e il serial killer delle studentesse
Oltre ad essere tutti dei serial killer, cos’altro hanno in comune tra loro Richard Ramirez (‘the night stalker’, 13 vittime), Dennis Rader (‘BTK killer’, 10 vittime) Gary Ridgway (‘the green river killer’, 49 vittime), Aileen Wuornos (‘highway hooker’, 7 vittime), Ed Gein (‘il macellaio di Plaifield’, 10 vittime), John Wayne Gacy (‘il killer clown’, 33 vittime), Jeffrey Dahmer (‘il cannibale di Milwaukee’, 15 vittime accertate e 17 presunte) e Theodore Robert Bundy (‘il killer delle studentesse’, dalle 30 alle 60 vittime)? Risposta facile: la nazione che diede loro i natali, gli Stati Uniti d’America. Già, perché con solo il cinque per cento della popolazione globale, l'America è stata la patria del 67% dei serial killer documentati nel mondo, un impressionante numero di 2.743 assassini nell'ultimo secolo e mezzo. Eppure, in questa carrellata di nomi ce n’è uno che più degli altri è rimasto impresso nella mente dei cittadini a stelle e strisce… Ted Bundy.
Joe Berlinger - pioniere nel genere dei documentari sul crimine, nonché regista della serie uscita su Netflix, Conversazioni con un Killer: The Ted Bundy -, porta sul grande schermo Ted Bundy – Fascino criminale: un’opera piena di buone intenzioni, riuscita però a metà. Il progetto di realizzare un film sul killer delle studentesse, raccontandone la storia dal punto di vista della sua ex fidanzata, Liz Koepfler (Lily Collins), poteva infatti essere un’idea vincente, peccato che Berlinger venga invece catturato dal fascino di Bundy, finendo così per relegare a un ruolo confuso la figura di Liz e sviluppando l’intero lungometraggio sulle vicende giudiziarie del protagonista. Il sovvertire il genere sui serial killer, evitando di mostrare al pubblico tanto l’escalation dei vari omicidi perpetrati da Bundy quanto le indagini della polizia, si riduce quindi a una narrazione priva di pathos dove appare carente la rappresentazione del diabolico dualismo bene-male: contrasto ben presente nell’animo di colui che in realtà ha stuprato, decapitato e compiuto atti sessuali su cadaveri in decomposizione.
Non aiutato da una solida sceneggiatura, Berlinger impone allo spettatore una fatica enorme, quella di calarsi nei panni di Liz e fingere di non sapere chi fosse Ted Bundy. A partire dalla prima sequenza, fin quasi all’ultima scena del film, viene infatti sottolineata la presunta innocenza di Theodore, ma questo stratagemma di chiedere a chi è in sala la personificazione con Liz, purtroppo, non funzionerà. D’altronde, c’era da aspettarselo, come si può far finta di non conoscere l’orrore racchiuso in Bundy? A complicare ancor più le cose è poi la scelta di affidare il ruolo di Bundy a Zac Efron, che, nonostante i suoi apprezzabili sforzi, non possiede né il carisma di quel perverso assassino da cui le donne erano attratte, né tantomeno l’abilità di trasmettere l’ambiguità del dubbio al pubblico in sala. Se da un lato è comunque lodevole che la ‘pellicola’ non si soffermi sui risvolti macabri che accompagnarono le numerose vittime di Bundy, dall’altro non convince la costruzione del personaggio principale: un ritratto all’acqua di rose che impedisce di cogliere il male assoluto celato dietro a un lupo travestito da agnello.
Condannato alla pena di morte tramite esecuzione con la sedia elettrica - avvenuta il 24 gennaio 1989 -, nella sentenza il giudice Edward Cowart (interpretato nel film da John Malkovich) pronunciò queste parole: "È stabilito che siate messo a morte per mezzo della corrente elettrica, che tale corrente sia passata attraverso il vostro corpo fino alla morte. Prendetevi cura di voi stesso, giovane uomo. Ve lo dico sinceramente: prendetevi cura di voi stesso. È una tragedia per questa corte vedere una tale totale assenza di umanità come quella che ho visto in questo tribunale. Siete un giovane brillante. Avreste potuto essere un buon avvocato e avrei voluto vedervi in azione davanti a me, ma voi siete venuto nel modo sbagliato. Prendetevi cura di voi stesso. Non ho nessun malanimo contro di voi. Voglio che lo sappiate. Prendetevi cura di voi stesso".