Tanna, quando la fusione tra finzione e realtà regalano grande cinema

Tanna, piccola isola vulcanica dell'Oceano Pacifico Meridionale, appartiene alla Repubblica di Vanuatu, arcipelago situato a nord della Nuova Caledonia, a sud-est delle Isole Salomone e ad ovest delle Figi. In questo paradiso terrestre circondato dal Mar dei Coralli, Bentley Dean e Martin Butler, registi australiani con oltre un decennio di esperienza nel mondo dei documentari, ispirandosi a una storia vera realizzano un film che ha dell’incredibile, e non tanto per il racconto in sé, quanto per l’abilità dimostrata nel far recitare un’intera tribù che, fino al loro arrivo, del cinema non conosceva neppure l’esistenza. Ma andiamo per ordine. La trama narra l’impossibile amore tra Wawa e Dain, il cui matrimonio, però - parafrasando Don Abbondio - ‘non s'ha da fare’ perché la giovane ragazza, per scongiurare una guerra tra gruppi rivali, è stata promessa in sposa a un uomo di un’altra tribù. Ai due innamorati non resterà dunque che una soluzione: la fuga…

Dean e Butler, che hanno avuto da sempre una speciale predilezione per l’antropologia, mettono in scena un commovente dramma shakespeariano ambientato tra gli indigeni Yakel, dove, alla sommità del vulcano Yahul, i moderni Giulietta e Romeo andranno incontro al loro destino. L’idea del film nacque nella mente di Dean dopo che per diversi mesi, insieme a moglie e figli, aveva condiviso con gli abitanti di Tanna il loro modo ancestrale di vita. Inizialmente il regista avrebbe voluto girare un documentario, ma un bizzarro pensiero lo assillava da tempo: dirigere un lungometraggio di finzione i cui protagonisti assoluti fossero gli Yakel. Butler, dal canto suo, da subito entusiasta del progetto dell'amico, in men che non si dica lo raggiunse in quell’incontaminato e lussureggiante universo i cui abitanti cacciano con arco e frecce, girano coperti unicamente dal namba (astuccio copripene), sono analfabeti e venerano come 'spirito madre' il vulcano Yahul (nome Yakel del Monte Yasur). Il primo passo dei due australiani, data l’assenza di elettricità, fu quello di montare dei pannelli solari per garantirsi l'energia. Una volta risolto quel ‘piccolo’ problema, davanti agli occhi increduli di donne, uomini e bambini del villaggio, fu approntato un grande telo bianco su cui si proiettò una serie di film, tra i quali Dieci Canoe - prima opera cinematografica interamente in lingua australiana aborigena - diretta nel 2006 da Rolf de Heer e Peter Djigirr, e numerosi lavori di Richard Attenborough. E, con il beneplacito dell’intera comunità, la produzione cominciò a navigare a gonfie vele.

Ma quale storia si sarebbe potuta raccontare? Tra le tante leggende ascoltate dalla viva voce degli anziani, una in particolare colpì l’attenzione dei cineasti: quella, realmente accaduta nel 1987, che portò all’abolizione dei matrimoni combinati. A Dean e Butler non restò quindi che abbozzare la sceneggiatura, lasciando così totale libertà, sia espressiva che di dialogo, agli improvvisati attori. Il risultato di questa stupefacente avventura è un film meraviglioso, un lavoro che va oltre la tecnica e la narrazione peraltro perfette, un prodotto che ipnotizza per la naturalezza e l'immensa bravura con cui gli esordienti interpreti ricoprono ruoli che appartengono alle proprie tradizioni, quelle tradizioni che in Tanna vengono mostrate con spontaneità, senza mai cedere al fastidioso metodo didascalico. La fotografia mozzafiato, la fluida regia e la musica avvolgente aggiungono valore a quest'opera prima che, meritatamente, non solo si è aggiudicata numerosi premi, ma anche la candidatura come Miglior Film Straniero agli Oscar 2017.

Grazie alla Tycoon Distribution, sarà finalmente possibile assisterne alla proiezione anche in Italia e, per noi spettatori, Tanna diverrà un viaggio emozionante nei meandri di una civiltà distante dalla nostra anni luce e, forse proprio per questo, ancora in grado di stupirci.