Strade di Musica

Passeggiando per i vicoli, le piazze, i parchi di Roma, capita spesso di rimanere catturati dalle note di artisti solitari che con la loro musica creano magiche atmosfere. Ma chi sono, e come vivono i musicisti di strada? I giovani registi Michele Morsello Angileri e Giuliano Giacomelli, nell’interessante documentario Strade di Musica, raccontano i volti di chi si cela dietro gli strumenti: otto personaggi non in cerca di autore, bensì di libertà, condivisione e, perché no… soldini per sopravvivere.

In un mondo che corre sempre più in fretta, in cui si fa fatica a non affogare, Beppe, Kiko, Micol, Roberto, Orlando, Leon, Andrea, e il collettivo Pizza Connection, riescono, seppure con difficoltà, a rimanere a galla facendo ciò che più gli piace: suonare a cielo aperto.

La coppia di cineasti mostra con grande chiarezza, e un tocco di lirismo, il “dietro le quinte” di questi artisti che troppo spesso vengono accomunati a vagabondi mendicanti. Questa usanza, purtroppo tutta italiana, di considerare coloro che si esibiscono “a cappello” come dei disadattati sociali, viene sapientemente sconfessata dalle immagini e dalle parole dei protagonisti. Ma, portare l’arte fuori dai luoghi convenzionali, e far respirare aria di cultura anche a chi non potrebbe permetterselo, è un dono che, malauguratamente, non tutti sembrano in grado di recepire.

Strade di Musica è un’occasione per conoscere questi uomini che, come cantava Francesco De Gregori, camminano sui pezzi di vetro, pur essendo dei veri professionisti. "I teatri chiudono, le orchestre licenziano, e noi ci ritroviamo senza lavoro", dice Micol Picchioni - arpista diplomata al conservatorio di Perugia e Prima arpa dell'orchestra giovanile Luigi Cherubini diretta dal Maestro Riccardo Muti - che oggi offre momenti di vera poesia in una delle piazze più belle del mondo, Piazza Navona. Ma la passione per la musica va ben oltre il solo aspetto economico, e allora ecco  la telecamera soffermarsi su Beppe Boron, che ha preferito lasciare il suo lavoro redditizio pur di sognare, e far sognare, con le melodie del suo sax.

La scarsità dei fondi necessari a produrre quest’opera – come affermato da Morsello Angileri e Giacomelli – fa sì che lo stile registico, risultando ancor più affascinante, trasporti lo spettatore in una realtà visiva ed emozionale che ben si intona con il contesto narrativo. Strade di Musica, inoltre, ha anche il grande pregio di suscitare curiosità verso quel microcosmo vicino, eppur così lontano, dei Buskers: suonatori girovaghi che regalano colonne sonore alle nostre frenetiche vite. L’intero cast tecnico ha fatto un lavoro egregio, e il montaggio pressoché perfetto di Andrea D’Emilio, la chiara fotografia del videomaker Lucio Zannella, la passione con cui il duo Morsello-Giacomelli ha portato avanti il progetto, rendono il documentario un cadeaux inaspettato e, dunque, ancora più gradito.

Sarà la musica che gira intorno, saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro... (La musica che gira intorno, Ivano Fossati, 1980). Ma, il pregiudizio, non sarebbe ormai l'ora di abbatterlo?