Star Trek Beyond
7 anni fa chi avrebbe scommesso su un terzo capitolo?
E poi dopo che J.J. Abrams ha abbracciato il Lato Oscuro chi mai mostrava fiducia nel prosieguo della saga?
I fans ci hanno sempre sperato invero ed eccoli accontentati.
Justin Lin lascia il volante si mette alla barra di comando dell’astronave più famosa dell’universo portando il suo bagaglio di nitro e motori ed il suo look decisamente più “cool”.
Ecco la prima differenza che salta agli occhi è l’estetica di questo Star Trek. Abrams gi aveva abituati ad un universo di luce, a un ponte di comando iperattivo (neanche fosse un set di Sorkin) e dominato da bagliori multicolori. Qui la luce c’è sempre ma è fredda e azzurra, quasi asettica, funzionale al suo scopo, illuminare, piuttosto che ad esaltare.
Questo approccio si estende anche al mondo trekkie.
Siamo nella famigerata missione quinquennale, quella che nella serie classica ci ha accompagnato per mano “…all’esplorazione di strani nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima.”
Dopo i due film che ci hanno portato ad avere un Kirk in linea con quello originale (ora l’attore ha ampiamente superato i 30), anche il tono del film cambia.
SI insinuano i dubbi nei protagonisti, le domande su cosa si vuole dalla vita e si cementa quella che è la base fondante del “mito”: l’amicizia dei tre protagonisti.
La differenza che ha sempre contraddistinto i due universi per antonomasia, quello pacifista di Roddenberry nato in piena Guerra Fredda e quello guerrafondaio di Lucas, una sorta di western/fantasy rivisitato, è sempre stato nello spessore psicologico dei personaggi.
I vari capitani che si sono alternati sul Ponte di Comando hanno sempre posto l’accento sulla necessità di non interferire con le culture aliene (la famigerata Prima Direttiva), mantenere la pace e l’armonia universale. Si sono confrontati non solo con nemici, ma con entità simili a dei, hanno fronteggiato l’ignoto e viaggiato nei più remoti angoli del cosmo. Tutto questo è stata la tela su cui so sono tracciate disquisizioni filosofiche, riflessioni sulla vita e sull’ego, allacciate amicizie e rapporti che sono stati l’ossatura su cui costruire tutto il resto.
Ecco che Justin Lin, insieme agli sceneggiatori Simon Pegg e Doug Jung, ha ripercorso questo sentiero instillando dubbi nei protagonisti, minando rapporti consolidati come quello tra Spock e Uhura e portando l’avventura nello spazio sconosciuto, addirittura “atterrando” l’Enterprise come a voler rimettere i piedi per terra.
La frase del comandante Kirk “Oggi sono un anno più vecchio di quanto lo sia mai stato mio padre.” È la summa di tutto questo.
Certo lo sappiamo tutti che al di la delle belle parole e del plauso allo spessore di Star Trek, gli episodi di maggior successo e le saghe che hanno riscosso i più ampi consensi sono state proprio quelle con la guerra sullo sfondo: la presa di potere nell’impero Klingon in Next Genaration, la guerra con il Dominio su Deep Space Nine o i Borg in generale… è vero la spettacolarità e l’onda emozionale della guerra sono inarrivabili, ma per questo Krall sarà un nemico temibile anche in questo Beyond.
Missione compiuta quindi, magari non quella quinquennale, vista la fine della nave, ma sicuramente quella che porterà ad un quarto capitolo.
PS – Per chi non lo sapesse Star Trek compie cinquant’anni quest’anno.