Stanlio e Ollio: da un’amicizia nata dietro le quinte proviene il duo comico più amato di sempre
Era il lontano 1921 quando per la prima volta Stan Laurel ed Oliver Hardy si incontrarono su un set. Si trattava del cortometraggio Cane fortunato, diretto da Jess Robbins. Ma passarono altri cinque anni prima di ritrovarsi nuovamente come colleghi, per il film Get 'Em Young, la cui regia era stata affidata a Laurel ed Hardy doveva esserne l’interprete principale. Il caso, o il destino che dir si voglia, intervenne a cambiare le carte in tavola, ma nel frattempo i due avevano stretto una particolare amicizia ed è finalmente nel 1927 che ha inizio la brillante carriera di uno dei duo comici più amati di tutti i tempi.
A distanza di quasi un secolo, Stanlio e Ollio non smettono di appassionare, intrattenere e riscuotere il successo che meritano. Ma al di là del puro e semplice discorso commerciale – sono 106 in tutto i film che i due hanno realizzato insieme – c’è molto altro, e la pellicola di Jon S. Baird è appunto questo che sceglie di raccontare.
Presentati come due “comuni” artisti, Stan ed Oliver, in arte Stanlio ed Ollio, si aggirano dietro le quinte degli Studios per cui lavorano, discutono di nuovi progetti, di mettersi in proprio, di chiedere un aumento e l’occhio della macchina da presa li segue, spiandoli e carpendone una quotidianità avulsa dalla luce dei riflettori, sconosciuta ai più. In tale contesto si inseriscono i discorsi su matrimoni e divorzi, sul vizio delle scommesse ed il rischio di perdere più di quanto si guadagna, su eventuali e future vacanze in barca. La dimensione umana prende così il sopravvento, ponendoci sotto gli occhi due uomini come tanti, attori, colleghi, amici. Fino a quando non viene pronunciata la parola magica “azione” ed improvvisamente tutto cambia, entrano in scena Stanlio e Ollio, con tutto il loro bagaglio di gag e battute dalla parlata inequivocabile e memorabile. Siamo nel 1937, all’apice della loro carriera.
Subito dopo la pellicola compie un salto temporale di 16 anni e ritroviamo i due impegnati in una tournee in Inghilterra: da qui parte il racconto di un’esistenza divisa in due, o meglio condivisa, che ha portato due uomini all’apparenza diversissimi a diventare amici nel senso più vero e puro del termine, e gli ha donato la capacità di portare la risata proprio lì dove era difficile arrivasse. Quello che hanno Stanlio e Ollio è infatti un dono preziosissimo e potente, far ridere intere popolazioni in momenti storici non semplici come i conflitti bellici non è da tutti, anzi. Lo stesso fa la pellicola, magnificamente scritta da Jeff Pope (Philomena) ed interpretata da Steve Coogan (Stanlio) e John C. Reilly (Ollio), che si mantiene sempre su un sottile equilibrio tra commozione e divertimento, non andando mai a forzare né l’uno né l’altro. Perché in fondo non ce n’è bisogno quando hai una simile storia da raccontare.
La verità che sta dietro questi due artisti emerge in maniera naturale, gradualmente, così come la familiarità che si viene a creare tanto tra loro (e le rispettive consorti) quanto tra noi (spettatori) e loro (personaggi sullo schermo). Ed è davvero una sensazione piacevole.
Anche a livello registico la delicatezza e l’acume si prendono il loro spazio, con tante soluzioni visive che permettono di ottenere il massimo dell’effetto, sottolineando il significato di particolari gesti, sguardi, riti scaramantici. Splendida a tal proposito la scelta di far scorrere i titoli di testa su di un sipario rosso.