Sound of Metal – Il suono metallico della vita

Ruben (l’ottimo Riz Ahmed) fa il batterista e con la fidanzata Lou (Olivia Cooke) forma il duo di musica punk-rock dei Blackgammon. Ex tossicodipendente pulito da  quattro anni (il tempo della relazione con Lou), Ruben e la sua dolce metà girano l’America a bordo di un camper che fa loro da casa, portando in giro la loro musica, di club in club. Tra serate buie e “rumorose”, Ruben vive appieno la sua vita, votata alla passione artistica e vissuta in totale simbiosi con la musica. Ma un giorno uno strano ronzio nelle orecchie segnerà l’inizio di una drammatica svolta nella vita del giovane musicista. La progressiva perdita dell’udito rimetterà  infatti in gioco desideri, possibilità e prospettive di Ruben, costringendolo a una nuova fase esistenziale, tragica eppure – infine - profondamente formativa. Dalla comunità di recupero per sordi (e tossici) guidata da un reduce del Vietnam anch’egli sordo, al tentativo disperato di riconquistare l’udito (e di conseguenza la sua passione e la sua Lou) attraverso una delicata operazione, Ruben infilerà di fatto il cammino di una nuova vita fatta di solitudine, di profondi silenzi, piccole riconquiste, ma anche di un’osservazione molto più attenta e acuta della realtà che lo circonda.

Un’oasi di pace interiore

Candidato a ben sei premi Oscar (tra cui miglior attore protagonista), Sound of Metal di Darius Marder è un viaggio intimo e profondo nel dolore acquisito di una sordità che subentra e rivoluzionare l’esistenza, fino a quel momento profondamente musicale, del protagonista. La regia di Marder fa entrare il disturbo uditivo nello schermo come fosse un elemento della scena, portando lo spettatore a sperimentare gli stessi ronzii, silenzi, disturbi uditivi del protagonista che poi svaniscono quando la camera si allontana da Ruben. Sprofondato con lui nel suo silenzio e nel suo dramma, lo spettatore aderisce così al nuovo stato di cose, a quel brusio, poi silenzio, che costringe Ruben a nuovo “metallico” suono della vita.

Mettendo in scena un uomo sofferente ma combattivo, aggrappato con tutte le sue forze all’idea di riacquistare l’udito, Sound of Metal scandaglia in 120 minuti di film il mondo ovattato di una disabilità che toglie il fiato, ma poi lascia tutto lo spazio contemplativo utile a riordinare idee, sensazioni e percezioni. Privato di uno dei sensi, il senso per lui fondamentale, Ruben inizia un viaggio alla ricerca della sua “oasi di pace interiore che non lo abbandoni mai”, un luogo franco in cui l’assenza di suoni può addirittura rivelarsi un nuovo modo per vedere davvero il mondo.

La regia di Marder, qui al suo promettente debutto registico, opera con partecipazione e immersione, riuscendo a restituire il disagio, e poi la lenta ma necessaria metabolizzazione di quel “lutto sensoriale” compiuta da Ruben. Un film che vibra forte soprattutto là dove risiedono le nostre più intime fragilità.

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