Sherlock può essere “di coccio”?
La banda produttiva di Gnomeo e Giulietta opta per un sequel sui generis, ovvero restare nel mondo degli gnomi da giardino, ma con qualcosa di diverso: Sherlock Gnomes, l’adattamento del famoso detective londinese in versione di “coccio”.
Diciamo che è una scelta alquanto pericolosa. Parodiare un personaggio che fa dell’aplomb la sua carta vincente non è facile, lo stesso Guy Ritchie nella sua versione del detective di Baker Street si era spinto molto lontano da Basil Rathbone. Siamo comunque nel mondo dei nani da giardino, dove tutto è permesso, e quindi… anche un Moriarty sui generis.
Il mistero è che stanno scomparendo gli ornamenti da giardino in tutta Londra e nessuno sa spiegarsi il perché. Sarà Sherlock e il fido Watson a farsi carico di risolvere quello che potrebbe essere un pericoloso complotto che porterebbe alla scomparsa dei gnomi da giardino!
John Stevenson è il regista di questa nuova avventura (inutile chiedersi perché uno che ha fatto Kung Fu Panda si sia imbarcato in questa cosa) che cerca la sua forza nella gag spicciole e nell’appeal dei personaggi. In tal senso il doppiaggio italiano si è mantenuto sulla falsa riga dei dialetti regionali, per caratterizzare maggiormente i singoli personaggi, effetto terribile per un adulto.
I bambini però apprezzeranno di più dei loro genitori questa comicità semplice e spicciola, poiché sono effettivamente loro il target ultimo a cui è destinata l’opera.
Certo non si può nascondere la totale assenza di una lettura multilivello, piuttosto diffusa ormai nelle opere animate, in grado di rendere meno punitiva la visione agli adulti.
Un film d’animazione che ha il pregio di essere breve, cosa che mitiga il suo punto debole relativo ad una comicità piuttosto basica.