Shanda’s river: Profondo Rosson

Tutto prende avvio dalla figura della antropologa Emma che, interpretata da Margherita Remotti, approda nella piccola città di Voghera per far luce sulle oscure leggende ruotanti attorno al fiume Shanda, luogo di vita e di morte di molte donne, vittime innocenti dell’Inquisizione. Fiume che, infatti, deve il proprio nome a una giovane contadina uccisa all’inizio del Cinquecento perché accusata di stregoneria; oltre ad essere, a quanto pare, teatro di omicidi messi in atto da una misteriosa setta e la cui pista viene seguita dal giornalista investigativo Daniel Roth, ovvero Diego Runko. Man mano che la protagonista comincia ad essere tormentata da incubi sanguinolenti che si rivelano, in realtà, la continua ripetizione del giorno della sua uccisione, un po’ come avvenuto, curiosamente, nel contemporaneo slasher made in USA Auguri per la tua morte di  Christopher Landon.

Ma, sebbene gli ammazzamenti non manchino, è a tutt’altra tipologia di film dell’orrore che guarda il regista Marco Rosson, autore, tra l’altro, del fantascientifico New order che, nel 2012, incluse nel cast il divo del nostro cinema di genere Franco Nero. Perché è impossibile non trovare similitudini di trama con La maschera del demonio di Mario Bava, cineasta rientrante tra le dichiarate fonti d’ispirazione insieme alla trilogia argentiana delle tre Madri.  

E, mentre al cast si aggiungono anche Claudia Marasca, Marcella Braga e Toni Pandolfo, è un’attesa opportunamente spezzata da momenti splatter a caratterizzare l’evoluzione di Shanda’s river, intento a rispecchiare la celluloide di paura risalente agli anni Settanta e Ottanta grazie alla scelta di sfruttare quasi esclusivamente effetti reali e non digitali.

Particolari simboli e individui nascosti dietro maschere dai connotati satanici fanno il resto nel corso di una oltre ora e mezza di visione che, penalizzata soltanto da una recitazione non sempre convincente dovuta soprattutto al (ri)doppiaggio italiano, scorre via tranquillamente senza intoppi, riservando il meglio soprattutto nel comparto visivo (memorabile, a tal proposito, la ragazza che cava a mani nude i propri occhi).