Senza lasciare traccia: un viaggio alla scoperta di se stessi
Ispirato al romanzo My Abandonment di Peter Rock, Senza lasciare traccia racconta le vicende di Will (Ben Foster) e di sua figlia Tom (Thomasin MvcKenzie), che conducono un'esistenza appartata in un grande bosco situato alle porte di Portland, sino a quando non saranno costretti ad entrare in contatto con una nuova realtà, difficile da condividere e, soprattutto, da gestire.
Dopo Down to the Bone, vincitore al Sundance Film Festival, e Un gelido inverno, candidato agli Oscar come Miglior Film, Debra Granik dirige il suo terzo lungometraggio tornando a raccontare una storia ai margini. Presentati quasi come due eremiti, Will e Tom vivono in maniera anomala rispetto a quelle che sono le nostre convenzioni: la foresta è la loro casa, il loro nido, ciò che li nasconde, li protegge e allo stesso tempo li nutre. La pellicola si apre mostrando i due protagonisti intenti a procacciarsi del cibo quali fossero due semplici campeggiatori, ma piano piano il quadro si apre e si fa più chiaro, ed ecco allora che ci troviamo davanti ad un uomo il cui passato di guerra ha lasciato ferite troppo profonde per essere arginate e ad una teenager in qualche modo vittima innocente delle circostanze.
Senza lasciare traccia è un'opera molto poco consolatoria, cruda e realistica, incentrata sull'incredibile rapporto tra un padre ed una figlia capaci di muoversi fuori dai paletti imposti dalla società, di condurre un'esistenza solitaria e primitiva. Proprio il legame ancestrale tra i due permette loro di andare avanti, sicuri di poter sempre ed esclusivamente contare l'uno sull'altro, ed è eccezionale la resa sullo schermo data dalle prove dei due attori. Appesantito e sofferente, Foster è bravissimo nell'incarnare un uomo a suo tempo tutto d'un pezzo ma oggi profondamente spezzato in miriadi di piccole parti; al suo vero e proprio esordio da protagonista, la McKenzie è più che straordinaria a tenere sulle spalle buona parte del carico (soprattutto emotivo) del film.
Le suggestive location tra i monti dell'Oregon avvolgono lo spettatore, portandolo anche inconsciamente a stabilire un significativo parallelo tra la natura madre e matrigna ed il desiderio di questo padre di tenere al sicuro la figlia mentre al tempo stesso la sta forse condannando.
Senza lasciare traccia è anche un viaggio alla scoperta di se stessi, di quanto e come l'essere umano sia in grado di sopravvivere e di inventarsi modi tutti nuovi per farlo, delle inesauribili potenzialità e della forza che può risiedere in ciascuno di noi.