Secret Team 355, adrenalina e girl power
Travolgente, adrenalinico, pieno di colpi di scena: di certo con Secret Team 355 non vi annoierete, anzi.
L'espressione “stare incollati alla poltrona” infatti, rende perfettamente la sensazione che si prova fin dalla prima inquadratura. Fin dall'enorme residenza colombiana di un boss del narcotraffico, dalla quale si giunge alla Cia, per poi approdare a Berlino, passando per l'MI6 britannico ed approdando infine a Shangai. Anzi no, una puntata su Parigi non poteva mancare di certo né tanto meno si poteva rinunciare al caos studiato del Marocco.
Le location sono davvero tantissime, le lingue parlate anche – nella versione originale è assai apprezzabile la capacità delle attrici di cimentarsi con inglese, francese, tedesco e spagnolo - e le star, idem.
Tutto perfettamente studiato per creare un prodotto commerciale di quelli che annoverano grandi nomi e azione portata fino all'esasperazione.
Il cast è davvero stellare e punta su un quartetto femminile da urlo: Jessica Chastain, Penélope Cruz, Diane Kruger e Lupita Nyong'o.
Come novelle Charlie's Angels, le attrici interpretano una spy story tutta femminile in cui inseguimenti, scazzottate, corse a perdifiato e prese di coscienza la fanno da padrone.
Mace, la splendida premio Oscar Jessica Chastain, è infatti una agente della CIA che, per rintracciare una pericolosissima arma segreta, deve unire le forze con una agente tedesca, inizialmente nemica - l'altrettanto bellissima Diane Kruger che ha preso il posto di Marion Cotillard, alla quale era stato inizialmente proposto il ruolo - , con una abile esperta di computer, nonché ex agente dell'MI6, l'altra vincitrice dell'Oscar, Lupita Nyong'o, ed infine con una psicologa colombiana, la terza vincitrice dell'ambita statuetta, Penélope Cruz, che si ritrova, suo malgrado, al posto sbagliato, nel momento sbagliato.
A loro si unirà nel corso della vicenda la conturbante attrice cinese Fan Bingbing mentre a fare da contraltare maschile, il bellissimo – lasciatecelo dire – Sebastian Stan che, messo da parte il braccio di vibranio del suo Soldato d'Inverno tanto amato all'interno del Marvel Cinematic Universe, interpreta anch'egli un agente della CIA, compagno di avventure e missioni della collega Mace, ed infine Jason Flemyng e Sylvester Groth.
Tanti grandi nomi, tante colluttazioni, colpi d'arma da fuoco à go go: gli elementi dei più classici film di azione, sul modello di Mission: Impossible e 007 ci sono tutti e vengono egregiamente sfruttati.
L'arma letale che tutti desiderano e che il gineceo agguerrito cerca di rintracciare in giro per il mondo è quanto mai attuale, va detto: è piccola, leggera, maneggevole e più distruttiva di qualunque altra collega ben più ingombrante. E' un software in grado di controllare qualsiasi cosa, che sia l'impianto elettrico di un'intera città, il computer di uno sconosciuto qualunque o i comandi di un aereo che può essere fatto esplodere stando comodamente seduti dietro la propria scrivania.
Un'arma che prevede il totale controllo del pianeta, che metterebbe tutti ai propri piedi. Inutile dire che salvare l'umanità da una tale piaga è la missione delle protagoniste, pronte a morire pur di non sottomettersi a un tale delirio di onnipotenza.
Il film indubbiamente è dotato di un ritmo vorticoso e coinvolge fin dall'inizio, senza pausa alcuna, portando ben presto lo spettatore a fare il tifo per le quattro eroine. Eroine che hanno ognuna il proprio bagaglio personale con cui fare i conti, che sia un tradimento o una famiglia lontana per la quale stare in pena.
Non mancano aspetti dal sapore femminista e il concetto di sorellanza serpeggia tra i dialoghi, andando ben presto a formare la squadra segreta che dà il titolo al film. Titolo che per altro si rifà all'agente 355, nome in codice di una spia donna non identificata che combatté durante la Rivoluzione Americana. Una citazione autorevole, nulla da eccepire.
I voltafaccia non mancano come non mancano i colpi di scena e il doppio gioco: la corruzione, alla resa dei conti, è l'unico vero cancro che si annida nella società, pronto a colpire tutti, senza distinzioni. La scena finale, con le protagoniste che guardano i passanti che spingono una carrozzina o vanno in ufficio con la loro valigetta, ignari di essere controllati, ignari di essere pedine sacrificabili, ha un ché di angosciante. Del resto, come dice il boss colombiano all'inizio del film, “la tecnologia è la nuova droga” e tra tutte, probabilmente, è la più letale perché non colpisce solo il singolo ma comunità intere.
Ci si diverte, ci si fa qualche risata, si ammirano le splendide protagoniste, soprattutto quando si presentano in lungo, tirate a lucido come se non avessero fatto a cazzotti fino a due minuti prima: si sta col fiato sospeso durante i combattimenti corpo a corpo e si contano i caduti sotto i colpi di mitragliatrice. Abili diversivi che, per tutte e due le ore di film, distraggono dalle svariate falle nella sceneggiatura. Del resto questo, signore e signori, è puro cinema di intrattenimento il cui intento è principalmente quello di intrattenere appunto, di divertire, distrarre, regalare una pausa adrenalinica che faccia uscire dalla sala dicendo: “Sì, qualcosa non torna, qualcosa è davvero troppo inverosimile...ma quanto mi sono divertito!”