Se permetti non parlarmi di bambini

Consiglio del giorno: non snobbate il cinema argentino! Qualche titolo per rinfrescarvi la memoria: Il segreto dei suoi occhi, splendido, tanto che ha avuto l'onore di un remake made in Hollywood, Storie pazzesche e Truman – Un vero amico è per sempre, entrambi con il superbo e inimitabile Ricardo Darìn, Il Clan di Pablo Trapero, in questo momento al cinema, e E' arrivata mia figlia, solo per citare i film usciti più recentemente.

Se permetti non parlarmi di bambini, si inserisce nel filone della commedia ed è assolutamente delizioso: forte del successo ottenuto in patria, dove è stato visto da quasi centomila spettatori solo nel primo weekend di uscita, il nuovo film di Ariel Winograd ne ha poi totalizzati oltre mezzo milione, diventando il terzo miglior risultato per un film argentino nel 2015.

Distribuito in Argentina dalla Disney, Se permetti non parlarmi di bambini è una commedia sentimentale dall'immancabile lieto fine, di quelle che fanno uscire dal cinema con il sorriso e con la mente più leggera. E' divertente e molto attuale e affronta con estrema grazia e delicatezza numerosi temi che hanno in comune il fatto di essere universali.

Il primo è quello che dà il titolo al film: una donna, la bellissima protagonista Vicky, interpretata dall'attrice spagnola Maribel Verdù, ha infatti deciso di conservare la sua libertà e non avere figli. Chissà come avrebbe reagito al Fertility Day...
La sua è una scelta deprecabile per molti, in un mondo in cui la donna viene ancora troppo spesso considerata realizzata solo se si sposa e mette su famiglia; del resto, la corrente di pensiero No kids esiste veramente e il discusso libro della psicanalista francese Corinne Maier ne è il capostipite. Ovviamente la prospettiva della protagonista cambia nel corso del film ma è giusto parlare delle diverse scelte che ognuno di noi prende ogni giorno e dei diversi punti di vista e questo è uno dei messaggi principali del film.

Un altro tema che si riscontra nel corso della narrazione è quello dei padri separati, stritolati tra ex moglie, nuovo compagno dell'ex moglie, prole e lavoro, spesso vittime di un particolare senso di colpa che li spinge ad isolarsi e a fare dei loro figli l'unico interesse ed argomento di conversazione. E questo è il caso di Gabriel, cui dà il volto Diego Peretti, tra gli attori argentini più noti e apprezzati, seducente proprietario di un negozio di strumenti musicali che anche di fronte alle donne che gli presentano i suoi amici, non smette un minuto di parlare di sua figlia Sofia, facendo scappare le procaci pretendenti.

Infine non manca il tema delle famiglie allargate, rintracciabili in ogni angolo del globo: numerose, chiassose, sempre pronte a farsi la guerra, a sviscerare antichi rancori o a custodire indicibili segreti.

Se permetti non parlarmi di bambini si apre su titoli di testa con buffi pupazzetti, sfondi dai colori accesi, una musica allegra ed una grafica accattivante; prosegue mostrando la routine di Gabriel e sua figlia Sofia, tra il fratellino in arrivo e le lezioni di musica, e approda infine all'incontro con la ragazza che tanti anni prima lo aveva scombussolato al punto che, sulla foto del passaporto, era venuto con lo sguardo diretto verso di lei che se ne andava.

I due protagonisti si rivedono, si piacciono, si baciano e finiscono dritti nel negozio di lui. Ma Vicky mette subito in chiaro di detestare i bambini e al sedicente papà non resta che mentire spudoratamente per non farsela scappare, smontando di volta in volta l'appartamento, in una serie di comiche sequenze in cui fa sparire tutto ciò che riconduce alla sua bambina, per poi risistemare tutto una volta che la donna è andata via. Perso nel turbine delle sue menzogne, Gabriel continua a comportarsi da bambino mentre sua figlia prende in mano la situazione fingendosi la sua sorellina minore, figlia di un padre latitante e donnaiolo che ha prole sparsa ovunque.

Inutile dire che le risate non mancheranno, quelle di cuore, quelle che non hanno bisogno di ricorrere ad inutili volgarità; il film è confezionato a regola d'arte, con stile accattivante e tre interpreti davvero convincenti. Unica nota dolente: la doppiatrice della piccola Guadalupe Manent, di cui si individua facilmente l'accento del nord Italia, poco spontaneo e assai poco appropriato al suo personaggio che oltre ai capelli tinti di rosa, sfoggia un trucco vistoso su occhi e labbra.

Tante tematiche dunque in un film grazioso e divertente, che rilancia una cinematografia vivace e interessante quale quella argentina; se volete vedere qualcosa di diverso, Se permetti non parlarmi di bambini è il film ideale. Ha anche la sorpresina sui titoli di coda.