Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia
Non cercate il pretesto di portare vostro figlio al cinema a vedere un cartone animato, se volete assistere alla visione di Sausage Party – Vita segreta di una salsiccia perché minerebbe per sempre l’innocenza del piccolo. Allora sì che sono dolori amari. Non a caso negli States il film è stato tassativamente vietato ai minori di 17 anni.
Prodotto dall’Annapurna Pictures dopo un travagliato iter durato circa otto anni, il lungometraggio d’animazione avente come protagonista il würstel Frank esce in sala sbancando i botteghini: costato solo 19 milioni di dollari finora ne ha incassati 130 in tutto il mondo. Sausage Party è il frutto della fantasia di due autori come Seth Rogen ed Evan Goldberg che con Cattivi vicini e Interview hanno dato prova di un umorismo demenziale con sparate pirotecniche di pungente nonsense, sia verbale che corporeo. Per un’opera bizzarra come questa è ovvio che il cast di doppiatori non poteva non essere altrettanto strampalato. Ecco allora Rogen chiamare a sé la solita combriccola di amici: James Franco, Michael Cera, Jonah Hill, Paul Rudd e Danny McBride più due insoliti sospetti del calibro di Salma Hayek e Edward Norton.
Certo la qualità del disegno e dell’animazione non è neppure lontanissimamente paragonabile a quella di giganti come Disney, Dreamworks o Pixar; ma, quello che davvero conta in Sausage Party non è la grafica quanto l’idea di partenza, che procede a ruota libera sulla strada dell’accumulo progressivo. L’opera diretta dalla coppia Greg Tiernan e Conrad Vernon ha il suo punto forza in una delirante comicità di situazione portata fino alle estreme conseguenze, lasciando libero lo spettatore di trascorrere un’ora e mezza a sollazzarsi con quanto di più politicamente scorretto possa trovarsi in circolazione. Assolutamente geniale ed esilarante la sequenza in cui gli alimenti acquistati nel supermercato vengono portati a casa e lì li aspetta un destino orribile degno del peggiore horror splatter di serie B.
Insomma, come avrete già capito le battute con esplicite allusioni sessuali, gli ironici ammicchi all’attualità e la voglia di stupire con una trasgressione sboccata e dissacrante a ogni costo sono gli ingredienti base di Sausage Party. E fin qui tutto ok. Tocchiamo ora il tasto dolente: al primo posto c’è la dissipazione di energia che turba la fluidità della storia con il peso di fin troppe ripetizioni. A incidere sul tono complessivo della pellicola è poi anche l’ateismo di fondo che ingarbuglia il tutto con un senso di voluto e consapevole disincanto, con tanto di palese invito a cedere di fronte a qualsiasi impulso dionisiaco.