Santiago, Italia – Corsi e ricorsi storici nel toccante documentario di Nanni Moretti

L’11 settembre del 1973 il Cile assisteva al colpo di stato del generale Pinochet, e alla relativa disfatta del governo di Allende, all’interno di uno degli eventi storici più controversi dello scorso secolo. Un momento durissimo e assai drammatico per il Cile, contraddistinto anche dalle successive persecuzioni e torture ai danni degli oppositori. E proprio in quel momento umano così delicato, fragile, emblematico, l’ambasciata italiana in Cile si rese protagonista di una solidarietà e di un supporto encomiabili. Molti cileni (circa 600), dissidenti del regime, si ritrovarono infatti a saltare – letteralmente – il muro dell’ambasciata italiana a Santiago per trovare tra i confini di quella piccola Italia un rifugio sicuro da quel loro Paese in subbuglio e, divenuto improvvisamente per loro molto pericoloso. Un momento alto di solidarietà di un Paese nei confronti di un altro Paese e che nei corsi e ricorsi storici rappresenta un punto di snodo, ma anche di riflessione, per tutte quelle volte in cui è o sarebbe necessario fermarsi e guardare a chi bisogno di noi.

In tempi di globalizzazione, in cui il mondo dovrebbe essere più coeso e omogeneo mentre appare invece sempre più egoista ed ego-riferito, con i confini geografici e sociali che tendono a crescere anziché ridursi, film come Santiago, Italia sono necessari per riaprire e tenere viva la riflessione sull’importanza della solidarietà, dello slancio verso l’altro, soprattutto verso chi  - in quel preciso momento - si trova in difficoltà e per colpe non proprie. Perché la Storia torna e si ripete e a turni alterni capita, senza alcuna reale motivazione, di trovarsi a essere salvatori o salvati.

In chiusura del Torino Film Festival 2018, Nanni Moretti presenta l’attesissimo Santiago, Italia, un documentario che assembla insieme la testimonianze di molti di quei rifugiati politici cileni ‘salvati’ ai tempi del golpe e poi tradotti in Italia e divenuti, in gran parte, nostri connazionali.

Attraverso la voce viva delle persone coinvolte, il documentario di Moretti ci aiuta a ricordare quei momenti, quei salti ‘reali’, il dolore e la commozione che rendono la Storia umana, la riportano a un microsistema in cui le odissee di ogni singolo fanno comunque parte del più ampio disegno globale. Al suo modo non imparziale (e non potrebbe essere altrimenti), ma sempre sobrio, interessante e lineare - con un montaggio che scivola da una testimonianza all’altra ricostruendo fluidi i passi di quella storia, Moretti si - e ci - interroga sul mondo, sui suoi cambiamenti, sull’Italia di oggi che appare sempre più come il Cile da cui si fuggiva di allora. E dunque memoria ma anche forte critica, e monito,  Moretti riprende una pagina di Storia per analizzarne caratteristiche ed evoluzioni, ricordando che la Storia si ‘sposta’ e si ripete con molta più facilità di quella che crediamo.

Da una parte o dall’altra di un muro che separa la violenza dalla pace, il dolore dalla quiete, la vita dalla morte, nessuno di Noi è immune ai tanti conflitti e alle infinite sofferenze del mondo. Stare o meno dalla parte sbagliata della barricata non è frutto né di una nostra capacità né tantomeno di una nostra colpa, e allora è bene che la solidarietà come ‘arma’ contro i colpi di testa e i soprusi del Mondo, sia utilizzata sempre e comunque, con slancio e generosità, perché la ruota gira e l’aiuto che oggi noi diamo al prossimo ha lo stesso valore di quello che il prossimo potrebbe dare un giorno a noi.