Saint Amour

Un accattivante color rosso rubino con riflessi violacei. Odore di violetta e ribes. Al palato, fresco e succoso. Sono queste le caratteristiche che contraddistinguono il beaujolais cru da cui prende il titolo l’ultimo lavoro del duo belga Benoît Delépine e Gustave Kervern. Le peculiarità del Saint Amour, vino rosso semplice ma ben fatto che si beve con piacere, sono le stesse che si ritrovano nel film: un colorito, gradevole, rinfrescante road movie da assaporare con gusto.

Che Gerard Depardieu sia un gigante del cinema, e non soltanto per la sua stazza imponente, è un dato di fatto. Se poi, ad accompagnarlo in un tanto spassoso quanto poetico e surreale tour tra i vigneti francesi è Benoît Poelvoorde... il divertimento è assicurato. Il viaggio che intraprenderanno padre e figlio, rozzi allevatori di bestiame, aprirà infatti le danze a un picaresco e variegato percorso tra stravaganti incontri, flirt improbabili e future riconciliazioni. I due registi di Mammouth e Louise-Michel, smussando quei toni a volte un po’ sopra le righe a loro molto cari, con Saint Amour realizzano una commedia equilibrata e decisamente riuscita.

Attraverso una sorta di pellegrinaggio alcolico, Delépine e Kervern mettono in scena un vero e proprio inno all’amore, alla gioia di vivere, e alla madre terra. Sì, perché se da un lato lo strano rapporto tra padre e figlio sarà il fil rouge narrativo da cui scaturirà una lunga serie di commoventi e al tempo stesso esilaranti gags, dall’altro l’elogio a tradizioni arcaiche come l'occuparsi del bestiame e il lavorare i campi – in netto contrasto con la direzione che l’essere umano sta prendendo – diventa l’humus su cui l’intera opera si fonda. Questo forte richiamo al mondo contadino è inoltre rappresentato da una precisa scelta stilistica, in Saint Amour la macchina da presa, infatti, non si sofferma mai su panorami mozzafiato di vitigni della Borgogna, né tanto meno su calici di cristallo, ma punta il suo occhio implacabile su sgangherate trattorie e bicchieri di carta: il contenuto nulla ha a che vedere con l’estetica, e questo gli agricoltori ben lo sanno.

Saint Amour funziona dunque a meraviglia, e ciò si deve non soltanto alle innumerevoli situazioni comiche in cui si ride molto, ma soprattutto alla perfetta alchimia tra Depardieu e Poelvoorde: due attori capaci, con la loro dirompente fisicità, di trasformare un film da buono, a ottimo. I cineasti belgi, qui anche in veste di sceneggiatori, sono stati estremamente in gamba nel dipingere a tutto tondo anche i personaggi secondari, lasciando così nello spettatore un’idea di compiutezza filmica di non poca importanza.

Brindare alla vita con un buon Saint Amour è sempre un piacere, ma se al posto di quel pregiato nettare ci fosse un vinello sfuso della casa… mai tirarsi indietro!