Run with the hunted: una piccola sorpresa alla Festa del Cinema di Roma #14
Presentato alla quattordicesima Festa del Cinema di Roma, Run with the hunted di John Swab è la storia di Oscar (Mitchell Paulsen prima e Michael Pitt poi), scappato di casa da ragazzino, dopo aver fatto una scelta da cui non è possibile tornare indietro; quindici anni dopo lavora per il criminale Birdie (Ron Perlman) e addestra per lui piccoli criminali.
Racchiusa in una cornice, composta di un ideale prologo e di un epilogo, contenente simboli e significati che si riveleranno poco a poco, la narrazione prende avvio in maniera misteriosa perché lontana dai riflettori, almeno all'inizio. Motivo per cui lo spettatore vive il dubbio e viene in qualche modo ancorato alla figura del protagonista, questo ragazzo dai saldi principi ma dai metodi ben poco ortodossi.
Fulcro della storia è sicuramente la famiglia, una tematica che assume vari sensi a seconda del punto di vista da cui la si osservi: i “ragazzi perduti” che fanno capo ad Oscar trovano nel giovane un punto di riferimento sostanziale, seppur non condividano con lui il sangue ma sia per scelta (o meglio per necessità) che a lui si affidano. Dal canto suo il protagonista mette in scena un'umanità piena di sfumature e stratificazioni, contaminata dalle ferite del passato e dalla perdita precoce dell'infanzia.
Bravissimo Pitt a dare forma a tutti questi turbamenti, a metterli in scena senza mai esagerare ma a restituire invece una concretezza preziosa ed encomiabile. Non sono da meno i comprimari, dalle due donne – Dree Hemingway (Peaches) e Sam Quartin (Loux) – a Ron Perlman, sempre perfetto come villain privo di scrupoli.
Dagli espliciti richiami a Rusty il selvaggio e Ragazzi perduti, la pellicola sembra rivolgersi ad un certo tipo di cinema che fa dell'atmosfera un elemento imprescindibile al fine di raccontare al meglio la storia, di esaltarne gli aspetti più suggestivi e permettere loro di emergere, coinvolgere ed arrivare dritto al cuore del pubblico.
L'unica pecca si rintraccia nel finale, in parte troppo affrettato e netto, non in sintonia con tutto il resto e portatore di una sensazione di incompiuto.
Supportato da uno scheletro musicale che restituisce ed esalta la giusta emozione ad ogni preciso momento, Run with the hunted si rivela comunque una piccola sorpresa all'interno della kermesse capitolina.