Revenant - Redivivo
La storia di Hugh Glass è ormai leggenda, nel vero senso della parola.
I trapper del Nord America già la sussurravano come fosse il loro “Conte di Montecristo”, anche se gli mancava la sottigliezza tipica degli europei. Quella di Glass è una vendetta più grezza, primigenia… medioevale, direbbe Tarantino.
Durante una spedizione alla ricerca di pellicce un gruppo di cacciatori viene assalito e decimato dagli indiani. I pochi superstiti si mettono in salvo lungo un impervio sentiero, guidati da Glass appunto, che però resta ferito da un orso. Lui, e il figlio meticcio, restano indietro con un paio di uomini, ma questi, terrorizzati dalla paura di cadere preda degli indiani se ne liberano e fuggono. Purtroppo per loro Glass non è morto, ma il figlio si!
Da qui una lunga epopea alla ricerca di chi gli ha tolto l’unica cosa che per lui conta veramente.
Revenant – Redivivo, dovrebbe essere il passepartout di DiCaprio per l’agognata statuetta, dovrebbe…
Il film presenta tutti i crismi per l’incoronazione, a iniziare da una durata monster di oltre 2 ore e mezza, a cui si aggiungono paesaggi epici, un dramma umano di proporzioni bibliche, sofferenze indicibili per il protagonista, sia sullo schermo che in fase realizzativa e un regista amato dall’Accademy.
Quindi sarebbe fatta…
Quello che è certo, però, è che Leonardo la statuetta se l’è guadagnata sicuramente prima, un po’ come il suo mentore Scorsese. Da Gangs of New York fino a The Wolf of Wolf Street passando per Revolutionary Road e Inception, giusto per citarne alcuni. Qui è più la sofferenza patita sul set che la sua reale prova, visto che per metà del film nemmeno può parlare per le ferite. E’ più personaggio il suo antagonista Tom Hardy che lui. Questo senza nulla togliere alle capacità recitative di una delle ultime grandi star.
Il film di Inarritù è, poi, sicuramente notevole nel suo aspetto epico e fotografico, anche perché le storie di vendetta hanno sempre un gran “motore”, ma segna il passo su altri fronti a partire dalla scorrevolezza dovuta all’eccessiva durata. Anche le sequenze oniriche, che all’inizio hanno una valenza didascalica e financo accattivante, diventano lentamente punitive per lo spettatore.
Revenant è un bel romanzo d’avventura, ma Inarritù, che sente il bisogno di dare la sua forte impronta ad ogni film, non sembra essere il timoniere più adatto per l’impresa affardellandolo di troppe note intimiste.
Cero si tratta sempre di un bel film, ma non si può urlare al capolavoro.
Il western sembra quindi tornato in auge (visto che dietro l’angolo ci aspetta Tarantino), ma più che altro sembra la nuova veste che si cuce su vecchi manichini, che siano drammi personali o gialli…nulla è cambiato da Ombre Rosse quindi.