Resident evil - The final chapter
Il titolo suggerisce che si tratta dell’ultimo tassello del franchise cinematografico derivato dalla serie di popolari videogiochi Capcom, ma staranno veramente così le cose, tenendo in considerazione il fatto che la storia della celluloide horror ci ha insegnato che sono succeduti nuovi episodi anche ad annunciate conclusioni quali Venerdì 13 – Capitolo finale e Nightmare 6 – La fine?
Al timone di regia ritroviamo il Paul W.S. Anderson che, dopo aver aperto le danze tramite il sopravvalutato capostipite Resident evil, titolo che contribuì in maniera fondamentale, comunque, a riportare nel 2002 la figura dello zombi all’attenzione del grande pubblico, è tornato dietro la macchina da presa atta ad immortalare le imprese della agilissima Alice alias Milla Jovovich soltanto per il deludente Resident evil: Afterlife e per il riuscito Resident evil: Retribution, rispettivamente numero quattro e cinque. Zombi che, in realtà, vengono ridotti ad una marginalissima presenza in Resident evil – The final chapter, man mano che il T-virus che li ha generati continua a portare scompiglio sul pianeta e che la protagonista tenta in ogni modo di trovare la via di salvezza per l’intera umanità. Tentativi che effettua affiancata sia da vecchi amici che da nuovi alleati, mentre si trova anche a dover affrontare il malvagio dottor Alexander Isaacs che, visto in Resident evil: Apocalypse di Alexander Witt e Resident evil: Extinction di Russell Mulcahy, manifesta nuovamente i connotati dello Iain Glen amato dai seguaci del piccolo schermo per Il trono di spade.
Tra l’altro, se la oltre ora e quaranta di visione sembra recuperare dal film di Witt il generale tono darkeggiante, da quello di Mulcahy ricalca la fatiscente ambientazione da fine del mondo, non riuscendo, però, ad eguagliare nessuno dei lodevoli risultati conseguiti in quelle due occasioni.
Del resto, riportando in buona parte il racconto anche tra le claustrofobiche mura della società farmaceutica Umbrella Corporation che già avevano caratterizzato il sopra menzionato capostipite, l’autore di Alien vs Predator e Death race lascia tranquillamente intuire che la sua intenzione sia quella di regalare ai fan un epilogo che raggruppi gli ingredienti più azzeccati dell’intera epopea residenteviliana.
Ma, senza rinunciare neppure ad un evidente omaggio rivolto al super classico Scarface, li amalgama in maniera piuttosto anonima e tutt’altro che innovativa... cercando maldestramente di camuffare dietro un fastidioso look da frenetico e colorato videoclip la pochezza di un frullato al sapore di déjà vu orchestrato di continuo tra spiegoni-rivelazioni sul passato di Alice e fracasso a suon di scorribande in motocicletta e, ovviamente, scontri con cerberi e mutanti assortiti in agguato.