Quello che so di lei, l’accoppiata vincente Deneuve-Frot

Nonostante siano trascorsi 50 anni da quando Catherine Deneuve vestì i panni di Séverine in Bella di giorno - pellicola di Luis Buñuel che vinse il Leone d’Oro alla 32ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia -, il fascino, l’eleganza e l’immenso talento dell’attrice parigina seguitano ancor oggi a conquistare il cuore del pubblico di mezzo Pianeta. L’indiscussa primadonna della Settima Arte d’oltralpe è riuscita, per oltre mezzo secolo, a rimanere sulla cresta dell’onda grazie alla sua capacità di cimentarsi in ruoli variegati, adattandosi sia allo scorrere del tempo che ai diversi generi filmici. In Sage Femme (ostetrica), titolo originale dell’ultima fatica di Martin Provost, la Deneuve dimostra ancora una volta, se ce ne fosse mai bisogno, come il soprannome ‘grande dame du cinéma français’, datole dai suoi connazionali, sia assolutamente meritato.

Dopo aver raccontato il mondo femminile in opere quali Séraphine e Violette, il filmmaker transalpino continua ad indagarne il complicato universo mettendo in scena una storia di amicizia tra due donne apparentemente incompatibili tra loro: Claire e Béatrice. La prima, un’ostetrica di 49 anni entusiasta del proprio lavoro, è sola, astemia, non fuma, conduce una vita salutare e ama dedicarsi al suo orto alla periferia di Parigi e al figlio andato via di casa di recente. La seconda, la settantenne Béatrice ex amante del defunto padre di Claire, ha invece vissuto un’esistenza sopra le righe: per lei le regole non sono mai esistite, neppure adesso che è affetta da un male incurabile. Con la sigaretta perennemente tra le dita, un bicchiere di vino in mano, la passione per il gioco d’azzardo, gli uomini e il cibo insano, irromperà come un uragano nella quotidianità troppo pacata di Claire spezzando gli anelli di una lunga catena di instabili equilibri.

Ribaltando in parte la famosa favola di Esopo, La cicala e la formica, Provost realizza un film ben fatto in cui mostra come le antitesi non sempre siano inconciliabili, le differenze tra le protagoniste si trasformeranno infatti in una reciproca fonte di scambio: un inconsapevole e toccante ‘do ut des’ che parte dal profondo dell’animo. Uno dei punti di forza di Quello che so di lei è il fatto che, di melodramma, non ve ne sia fortunatamente mai traccia, anzi, in alcune scene è assicurato il divertimento. Sì, perché Sage Femme è una commedia agro-dolce dove l’armonia tra dramma e comicità sarà presente da inizio a fine proiezione. Ma la vera punta di diamante di quest’opera ben riuscita, anche se il ritmo narrativo si perderà a tratti un po’ per strada, è la strepitosa coppia formata dalle due Catherine di Francia, la Deneuve e la Frot: un affiatamento, il loro, che varrà da solo l’intero prezzo del biglietto. Tra queste regine incontrastate si inserisce inoltre a meraviglia Olivier Gourmet, uno degli attori feticcio dei fratelli Dardenne, che alle prese con l’unico personaggio maschile di rilievo fa da ottimo contorno allo strapotere del ‘gentil sesso’.

Martin Provost, salvato alla nascita dalla donazione del sangue di un’ostetrica, attraverso il suo lungometraggio non soltanto celebra la vita, ma rende anche omaggio alla figura professionale della levatrice: e lo fa con grazia e sincerità.