Quel Venerdì 30 Dicembre

Chi è Tonino Abballe?
Pur avendo alle spalle la produzione e la sceneggiatura de La pioggia che non cade (2014) di Marco Calvise, classifichiamolo un allestitore di sale cinematografiche, in quanto proprietario di una tipografia dove stampa e realizza materiale per la promozione di film insieme alle figlie, alla sua ex moglie ed a quella attuale.

Interpretando se stesso e facendosi affiancare dietro la camera di ripresa dal Dario Germani occupatosi, tra l’altro, della fotografia di Rabbia in pugno (2013) di Stefano Calvagna e di L’esigenza di unirmi ogni volta con te (2015) di Tonino Zangardi, quella che ci racconta sullo schermo dovrebbe essere la sua storia.
Dovrebbe, giusto, perché, una volta superati titoli di testa degni di una qualsiasi fiction televisiva di bassa lega, se da un lato ci si illude di assistere al progressivo sviluppo di un suo rapporto con la nuova assistente personale Alessandra alias Maria Tona, dall’altro risulta quasi impossibile riuscire a capire quale voglia essere il preciso intento dell’operazione.

Operazione che lascerebbe pensare sulla carta  ad un biopic, ma che, a differenza delle produzioni mirate a ripercorrere la vita e la carriera di un personaggio realmente esistito, non dispensa alcun picco di script o momento memorabile tipico di chi ha conseguito successi o, al contrario, solo sconfitte.

E non sono certo occasionali e del tutto inutili flashback ambientati nel passato (con il romanissimo Tonino che, da bambino, sfoggia assurdamente un accento da italiano settentrionale!) a migliorare la situazione di quasi un’ora e mezza che, in preda a lungaggini narrative e piattezza imperante, spinge lo spettatore a chiedersi quanto tempo manchi al finale già a meno di trenta minuti di visione.  

Finale oltretutto tronco e che non provvede altro che ad accentuare la giusta impressione che, tra dialoghi ridicoli quanto le sequenze di sesso (non mostrato) e l’invadenza di una troppo presente ed indigeribile colonna sonora (ad eccezione della sempreverde Ti stringerò di Nada), l’elaborato in questione non si limiti altro che a girare a vuoto.
Senza contare il fatto che, sorvolando sulla spesso non convincente recitazione, il suo piuttosto amatoriale look generale viene testimoniato in maniera ulteriore dal montaggio difficile da definire tale e, soprattutto, dall’abbondanza di inquadrature fuori fuoco.