Quel bravo ragazzo
Chi mai potrebbe immaginare che un innocuo e goffo chierichetto trentacinquenne di un paesino dell’Italia meridionale potesse essere l’inconsapevole figlio di un potentissimo boss mafioso che sta per morire e che, quindi, intenda lasciare a lui – che non lo ha mai conosciuto e che è vissuto in un orfanotrofio – il comando della sua spietatissima cosca?
Tutto è possibile se il chierichetto in questione possiede i connotati del Luigi Luciano che, molisano classe 1980 e meglio noto come Herbert Ballerina, debuttò cinematograficamente accanto a Checco Zalone in Che bella giornata (2011), per poi affiancare il compagno di avventure da ridere Maccio Capatonda alias Luigi Macchia in Italiano medio (2015).
Il Maccio Capatonda che abbiamo nel breve, esilarante ruolo di un sacerdote all’interno di Quel bravo ragazzo, che, in un certo senso, sembra riallacciarsi proprio allo stratagemma comico narrativo tipico del citato goden boy pugliese nel calare in un contesto “molto più grande di lui” un ingenuo personaggio che non può fare a meno di combinare guai risolvendo, paradossalmente, situazioni che sarebbero destinate ad esiti piuttosto tragici (sorge spontaneo ripensare anche ai Jim Carrey e Jeff Daniels di Scemo & più scemo).
Perché è proprio sui diversi equivoci generati dal suo ridottissimo quoziente intellettivo che, tra pizze tonde chiamate con i nomi di bellissime attrici e un Ninni Bruschetta avvocato malavitoso, si costruisce la sceneggiatura scritta a cinque mani dal protagonista stesso insieme ad Andrea”Italians”Agnello, l’esordiente Ciro Zecca, il Gianluca Ansanelli autore di All’ultima spiaggia (2012) e Troppo napoletano (2016) e l’Enrico Lando che – regista di Amici come noi (2014) e delle imprese da grande schermo dei “soliti idioti” – si trova anche dietro la macchina da presa.
Sceneggiatura che, nel tirare in ballo anche il Jordi Mollà di Heart of the sea – Le origini di Moby Dick (2015) nei panni di un tutt’altro che raccomandabile colombiano posto al centro di una gag a base di roulette russa, non dimentica neppure di sfruttare Daniela Virgilio e Giampaolo Morelli in qualità di poliziotti impegnati a spiare tramite cimici i loschi individui intenti a portare avanti i loro affari criminali. Loschi individui di cui fa parte anche la funzionale coppia formata da Tony Sperandeo ed Enrico Lo Verso... al servizio di circa ottantatré minuti di visione che, ulteriormente complice la decisamente non eccessiva durata, scorrono via come niente fosse regalando allo spettatore una più che sufficiente dose di risate intelligentemente sguazzanti in mezzo a doppi sensi, trovate non poco divertenti (citiamo la app per pagare il pizzo online) e, per fortuna, zero volgarità.