PPZ - Pride+Prejudice+Zombies
È un avvincente prologo a base di mosche, abili nell’individuare la carne morta, a precedere la spiegazione dell’arrivo della misteriosa epidemia che, abbattutasi sull’Inghilterra del XIX secolo, ha generato un’invasione di cadaveri viventi destinati a stravolgere le raffinate usanze vittoriane ed a trasformare la bucolica campagna britannica in una zona di guerra.
Zona in cui, partendo dalle pagine dell’acclamato romanzo Orgoglio e pregiudizio e zombie di Seth Grahame-Smith, Burr Steers – regista di 17 again – Ritorno al liceo (2009) e Segui il tuo cuore (2010) – immerge la grintosa Elizabeth Bennet incarnata dalla Lily James di Cenerentola (2015),maestra nelle arti marziali e nell’uso delle armi che finisce per allearsi all’affascinante ma arrogante gentiluomo Mr. Darcy alias Sam”Maleficent”Riley, dotato killer di salme camminanti.
Salme camminanti che altro non intendono rappresentare che un’esasperazione della scala gerarchica presente nel popolare testo Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, dalla cui matrice sentimentale, in fin dei conti, questa variante zombesca non sembra poi distaccarsi molto.
Infatti, chi si aspetta un’avventura d’azione a tinte splatter sulla scia di Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (2013) di Tommy Wirkola deve in (buona) parte ricredersi, in quanto, sebbene non risultino assenti crani che esplodono e uccisioni assortite, il maggior numero di momenti di violenza avviene fuori campo e le creature antropofaghe care a George A. Romero sembrano quasi ridursi ad arredo scenografico, mai veramente coinvolte in situazioni di colossali invasioni o banchetti di poetanze umane tipici del filone.
Di conseguenza, se la non disprezzabile costruzione scenografica e il progressivo sviluppo dei personaggi sembrano rimandare, in un certo senso, ai lungometraggi horror in costume sfornati tra gli anni Cinquanta e Settanta dalla Hammer Film Productions (finanziatrice dei vari Dracula interpretati da Christopher Lee, per intenderci), non si fatica ad intuire presto che l’intento dell’operazione sia probabilmente quello di allacciarsi alla corrente cinematografica per giovani spettatori costituitasi dei vari capitoli di Twilight e derivati.
E, nonostante il ritmo narrativo non rientri tra i più incalzanti, la oltre ora e quaranta di visione scorre via in maniera abbastanza veloce... ma senza regalare sequenze particolarmente memorabili e peccando nella scelta di concedere poco spazio all’esilarante pastore Parson Collins cui concede anima e corpo il Matt Smith della serie televisiva Doctor Who.