Poveri ma belli – recensione di “L'ingrediente segreto”
Opera prima del macedone Gjorce Stavreski, L'ingrediente segreto mescola in maniera invidiabile dramma e commedia, ricordandoci che c'è un Cinema che vale anche al di là dei soliti luoghi. E, se il panorama sembra quello del nostro dopoguerra, quando la gente era povera davvero (e, d'altra parte, la loro guerra è molto più recente) è pur vero che, al di là del realismo, la serie di personaggi rappresentati ricordano molto da vicino quelli del più nordico Kaurismaki, a metà tra la durezza della vita ed una poesia che serve da riscatto.
Il film di Stavreski è anche il racconto, drammatico quanto basta, di un rapporto tra padre e figlio sempre sbilanciato. Racconto popolato da personaggi buffi che, però, stanno bene attenti a non sconfinare nel territorio della macchietta. Tant'è che se, ad un certo punto, proprio questi personaggi fanno virare il tutto dalle parti del comico puro, è pur vero che il racconto continua a portarsi dietro quella vita dura, difficile da nascondere.
Grazie anche ai bravissimi interpreti e ad una fotografia scarna quanto richiede il racconto, il film si divide perfettamente tra dramma e commedia e non sfocia mai nel patetico e con una denuncia quasi affettuosa a strani riti magici a cui ancora la gente si attacca, assume anche un ruolo “impegnato” in difesa di chi non ha altro a cui attaccarsi. Tra verità e magia, un film piacevolissimo.