‘Pino Daniele – Il tempo resterà’ e la sua toccante appocundria

A due anni dalla scomparsa di Pino Daniele, avvenuta il 4 Gennaio 2015, esce nelle sale uno splendido tributo all’artista napoletano che ha saputo portare la ‘napoletanità’ fuori dai confini partenopei: Pino Daniele – Il tempo resterà. Scritto e diretto da Giorgio Verdelli, autore e regista di numerosi programmi musicali per la Rai tra cui Unici – dove si raccontano le storie di alcuni importanti cantanti italiani come Mina, Francesco Guccini, Vasco Rossi, Lucio Dalla… –, questo documentario conduce lo spettatore in un sincero e suggestivo viaggio emozionale fatto di parole, note, luoghi, canzoni.

Che a cavallo degli anni Settanta e Ottanta il grande Pino Daniele sia stato uno degli esponenti più innovativi del panorama musicale italiano è un dato di fatto. I meravigliosi e originali risultati da lui ottenuti fondendo la tradizione del blues e del jazz americano con le melodie napoletane, hanno infatti regalato agli ascoltatori una ventata di uniche e indimenticabili sonorità. Attraverso il sapiente montaggio di materiali inediti, video tratti da concerti live, interviste sia allo stesso Pino Daniele che a musicisti e personaggi del mondo dello spettacolo che lo hanno conosciuto, Verdelli mostra al pubblico il rapporto intimo e profondo che l’artista aveva con la sua città e con la musica: “Napule è mille culure, Napule è mille paure”, “Terra mia, terra mia, comm'è bello a la guardà”, “Na tazzulella 'e cafè, ca sigaretta a coppa pe nun verè”.

Ma, oltre a farsi guidare dalle frasi e dai brani di Daniele, il regista dà anche voce ai componenti della storica band di Vai mo': il batterista Tullio De Piscopo, il sassofonista James Senese, il percussionista Tony Esposito, il pianista Joe Amoruso e il contrabbassista Rino Zurzolo. Non mancano poi i racconti fatti dagli amici d’infanzia, come Peppe Lanzetta, o l’omaggio resogli dal rapper Clementino. Scegliere i pezzi musicali da inserire all’interno di quest’opera deve essere stata un’impresa estremamente complessa, ma Verdelli, coadiuvato nella ricerca dai figli del ‘cantautore’, riesce a proporre sul grande schermo una selezione di canzoni che vanno da quelle più note (Je so’ pazzo, Notte che se ne va, Quando, Yes I know my way…), fino alle meno rinomate (Ali di Cera, Fortunato, Ahi-disperata vita, Stappi Stopotà, Gente di frontiera…).

Tra le tante anime napoletane, inclusa quella di Enzo Decaro, a raccontare Pino Daniele c'è anche un romano Doc, Claudio Amendola, a cui è stato affidato il ruolo di voce narrante del film. Sì, perché per amare l’autore di Je stò vicino a te non bisogna necessariamente essere nati nella città ‘d’o sole. Certo, Pino Daniele ha scritto e cantato molto in dialetto, quindi di non facile comprensione per tutti, eppure… Eppure è stato capace di farsi capire anche laddove il termine appocundria non ha alcun significato. D’altronde, quale altro vocabolo avrebbe reso meglio quel senso di indolente malinconia propria dei napoletani? “Appocundria me scoppia ogne minuto 'mpietto”, parole sempre autentiche, semplici e potenti che nel documentario di Verdelli tratteggiano a perfezione la figura di un uomo che ha vissuto appieno la sua ‘napoletanità’, e che, trascrivendola su un pentagramma, l'ha lasciata libera di spaziare ovunque.

Pino Daniele – Il tempo resterà, in sala soltanto il 20, 21 e 22 Marzo 2017 grazie a Sudovest Produzioni, Rai Cinema e Nexo Digital, è un’ottima occasione per godere dell’immenso talento di un artista che se ne è andato troppo presto, di cui si sente l’enorme mancanza.