Personal Shopper e il pesante fardello di Kristen Stewart
Accolto con fischi e sbeffeggiamenti al Festival di Cannes 2016, e nonostante ciò aggiudicatosi ex aequo il Premio per la Miglior Regia, l’atteso ultimo lavoro di Olivier Assayas sarà nelle sale italiane a partire dal 13 Aprile: Personal Shopper, un’opera in cui le eccessive idee dell’autore, non riuscendo ad amalgamarsi in un unicum filmico, finiscono inesorabilmente per minarne l’intera narrazione.
Maureen è una giovane donna americana che vive a Parigi e lavora come personal shopper: ha l'incarico di scegliere gli abiti ideali, con un budget stratosferico a disposizione, per una star esigente di nome Kyra. Maureen, che possiede anche il dono di comunicare con gli spiriti, cerca un contatto con l'aldilà nell'intento sia di salutare definitivamente il fratello gemello Lewis scomparso di recente, che di riappacificarsi con la sua perdita…
Il regista francese si accosta al genere thriller parapsicologico, inserendo anche lievi nuances horror, per raccontare una storia in cui i troppi temi trattati – ricerca d’identità, relazione tra il cinema e l’invisibile, solitudine, alienazione dell’individuo, subconscio, elaborazione del lutto, comunicazione tecnologica, spiritismo e spiritualità – si rincorrono confusi, incartandosi purtroppo in una caotica spirale di difficile comprensione per gli spettatori. Il problema maggiore del film sta infatti nell'approssimativa sceneggiatura, a firma dello stesso Assayas, dove quasi tutto è sottinteso. In quest'intreccio disordinato di argomenti complessi, l’occhio della cinepresa è costantemente puntato sulla protagonista e sulla sua (in)capacità a districarsi tra reale e sovrannaturale: atelier, boutique, camere d’albergo e stanze vuote si alternano a spettrali apparizioni e bicchieri volteggianti nell'aria.
Progetto ambizioso, questo di Assayas, che qui, però, non trova mai l’equilibrio, né tantomeno la quadratura del cerchio... il tondo perfetto di Giotto è - ahinoi - soltanto nella sua mente vivace. Assistere alla proiezione di Personal Shopper diventa dunque faticoso, un po’ come cercare di risolvere un’equazione le cui incognite siano state cancellate. A rendere più pesante la visione contribuisce inoltre il trito messaggio di denuncia verso la comunicazione via smartphone - sostituitasi a quella vis a vis - ritenuta in parte responsabile della perdita dei veri rapporti umani: ma i 20 minuti di chat tra Maureen e un misterioso interlocutore farebbero perdere la pazienza anche a un santo! Kristen Stewart, che torna a lavorare con il regista d’oltralpe dopo Sils Maria, si ritrova sulle spalle il fardello di risollevare le sorti di un’operazione decisamente poco riuscita e, in un'impresa titanica per chiunque, nei panni del personaggio principale non sempre risulta convincente.
E’ un vero peccato che Olivier Assayas si sia lasciato prendere la mano dalla smania dell'accumulo, ma a volte può accadere di perdere l’orientamento, e convinti di andare verso Sud ci si risvegli invece al Polo Nord.