Pericle il Nero
Molti storici sono concordi nell’affermare che il primato di leader più carismatico dell’antica Grecia spetti a Pericle, il cui nome tradotto letteralmente significa “circondato dalla gloria”. L’omonimo personaggio interpretato da Riccardo Scamarcio, però, da quel brillante oratore e politico ateniese è quanto di più lontano possa esservi.
“Il mio padrone è Luigi Pizza, che tutti lo chiamano così a causa delle pizzerie … Io mi chiamo Pericle Scalzone … Di mestiere faccio il culo alla gente”. Così inizia il romanzo di Giuseppe Ferrandino, Pericle il Nero. Per anni si è cercato di adattarlo al cinema senza però ottenere alcun risultato, ma con l’arrivo dell’attore pugliese, sia in veste di interprete che di produttore, la situazione si è finalmente sbloccata. Con quale esito? Coprodotto dai fratelli Dardenne e diretto da Stefano Mordini, Pericle il Nero è l’unico film battente bandiera tricolore in gara al Festival di Cannes 2016 nella selezione ufficiale Un Certain Regard.
Mordini, spostando la storia da un caotico e disperato humus napoletano a una grigia e piovosa realtà belga, seppur perdendo il vigore del crudo linguaggio e l’approfondimento dei personaggi di contorno, porta abilmente in scena una delle figure più originali e dure degli ultimi anni. Già, perché Pericle – detto il Nero – fa il peggiore lavoro del mondo senza batter ciglio, e il suo modus operandi (che non sveleremo per lasciare il gusto della sorpresa ai futuri spettatori) va al di là di ogni immaginazione. La freddezza delle sue azioni non è imputabile a nessun addestramento, in lui alberga infatti un’inconsapevolezza che nasce da molto lontano, un’amoralità apparentemente priva di spiegazione. Grazie al continuo fermento mentale del Nero, lavorio raffigurato come voce fuori campo, il pubblico parteciperà all'evolversi dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, scoprendo un uomo estremamente solo in cerca di affetto, di una famiglia da amare e da cui essere riamato: un bambino sotto le mentite spoglie di un bruto.
Ma chi è questo essere dannato ritenuto da tutti, e anche da se stesso, un reietto? Pericle Scalzone è un orfano che agisce per conto di Don Luigi, boss della malavita emigrato in Belgio. Un giorno, purtroppo, commetterà un grave errore, e la camorra, si sa... non ammette sbagli. In fuga da una morte certa il Nero incontrerà però Anastasia e, con lei, la possibilità di una nuova vita.
L’atmosfera esageratamente cupa, l’eccessiva lentezza del ritmo e una scarsa chiarezza nella narrazione - soprattutto nell’ultima parte - rendono Pericle il Nero a tratti poco convincente. Ne sono esempio i brevi monologhi finali che, invece di servire come tessere di un puzzle a completare la struttura del racconto, lasciano il pubblico leggermente disorientato: una conclusione forse un poco affrettata per un’opera che, nonostante le imperfezioni, resta comunque molto interessante.
In conclusione, il lavoro di Mordini sembra quasi sottomettersi alla magnetica potenza di Pericle, personaggio a cui Scamarcio - imbruttito e bravissimo - si dona anima e corpo, regalando al Nero uno sguardo perennemente fisso sull'orizzonte di una normalità troppo a lungo negata.