Per Natale Steven Spielberg dona al pubblico Il GGG, un'opera ben fatta... ma senza magia.

Vedere Spielberg cimentarsi con un racconto di Roald Dahl era solo questione di tempo… e quel tempo è finalmente giunto. Frutto della prima collaborazione tra la Walt Disney Pictures e il regista americano, Il GGG - Il grande gigante gentile è tratto da una storia che Steven Spielberg ha letto centinaia di volte ai suoi sette figli: la tanto amata 'favola della buonanotte’.

Sebbene Il GGG sia stato scritto dalla stessa sceneggiatrice di E.T. l’extra-terrestre, la oggi defunta Melissa Mathison, e nonostante il tema principale sia di nuovo quello dell’amicizia tra due esseri apparentemente diversi, con molti aspetti però in comune, il film, purtroppo, non appare del tutto riuscito. Dal punto di vista artistico e visivo l’ultima fatica di Spielberg è un vero trionfo: gli strabilianti piani sequenza, le atmosfere magnetiche e l’utilizzo pressoché perfetto della computer grafica, sono tutti elementi che, sotto l'aspetto tecnico, rendono infatti l’opera inappuntabile, ma... che fine ha fatto la magia?

Quell’incantesimo capace di far tornare gli adulti alla loro essenza di bambini, e far restare questi ultimi a bocca spalancata, si è smarrito non soltanto dentro una narrazione troppo lenta e a tratti monotona, ma soprattutto nell’esagerata cura dei dettagli che, inevitabilmente, toglie purezza all’intera operazione. Eppure, le componenti per la realizzazione di un film d’impatto fortemente emozionale c'erano tutte, basti pensare alla trama: Sophie, una bimba che vive in orfanotrofio, viene portata via in un luogo sconosciuto agli umani da un gigante bonaccione che ha uno strano modo di parlare. L’orfanella si renderà però ben presto conto che tutti gli abitanti di quel fantastico universo sono giganti mangia-bambini: tutti, tranne colui che l'ha rapita.

La nascita del rapporto di amicizia tra i due protagonisti avrebbe potuto essere, come avvenne in E.T., un crescendo di emozioni senza fine, invece, a causa della maniacale attenzione per le immagini, il clou emotivo del film non raggiunge mai l'apice, lasciando così gli spettatori in un limbo di perenne attesa. Quello stupore nello sguardo, proprio di chi scopre, o riscopre, mondi inesplorati, è dunque compromesso dalla spasmodica ricerca della perfezione, come se l'importanza della forma fosse maggiore di quella del contenuto. Ma, come proprio Spielberg aveva insegnato nel lontano 1982, la magia non ha sempre bisogno di effetti super speciali: la mano dal lungo indice dell’alieno proteso verso quello di Elliot, fu un’irripetibile spruzzata di polvere magica. Del resto, può anche darsi che la sfrenata voglia di rivivere le sensazioni legate all’infanzia, unita al nome del ‘sognatore’ Spielberg, crei nel pubblico aspettative talmente alte che, ahinoi, potranno solo in parte essere esaudite.

E’ però necessario sottolineare che Il GGG - Il Grande Gigante Gentile è comunque un ottimo lavoro, dove la bravura e la sensibilità di Mark Rylance – vincitore dell’Oscar 2016 come miglior attore non protagonista per Il Ponte delle Spie, diretto dallo stesso Spielberg – riescono a rendere umano anche un personaggio realizzato in CGI. I valori dell’amicizia e l’arricchimento che la diversità comporta, insieme alla fantasia dei sogni che tutto muovono, sono qui inoltre rappresentati in maniera cristallina e poetica: scintille di colore che aiutano a superare non sempre facili realtà.

A mille ce n'è, nel mio cuore di fiabe da narrar... perché può succedere che un bambino non ricordi se la casa in cui viveva era linda e pinta, ma se qualcuno gli leggeva le favole... quello sì che non lo scorderà mai!