On air - Storia di un successo
“Se è vero che ognuno di noi ha un angelo custode, il mio sicuramente si droga”.
È quanto viene ironicamente affermato da Marco Mazzoli in apertura di quello che, ispirato dal best seller Radiografia di un dj che non piace, firmato dallo stesso insieme al cugino Davide Simon Mazzoli, vede quest’ultimo al suo debutto registico cinematografico per raccontare proprio la storia del primo.
Best seller a quanto pare scritto da un ghostwriter che assume sullo schermo i connotati del Dario Eros Tacconelli visto in Confusi e felici (2014), tramite il quale, in seguito all’incontro con un editore incarnato dal veterano Ricky Tognazzi, inizia, appunto, il viaggio tra presente e passato nella vita di colui che, a partire dal 1999, ha ideato e condotto il programma radiofonico più ascoltato d’Italia, con una media di un milione e duecentomila ascoltatori ogni quarto d’ora: Lo Zoo di 105, composto di scenette recitate con l’aiuto di distorsori vocali, scherzi telefonici e, soprattutto, tanto trasgressivo quanto irriverente linguaggio.
Colui che possiede ai giorni d’oggi le fattezze dello stesso Mazzoli e nella fase giovanile quelli dell’esordiente Giulio Greco, che seguiamo nella sua lunga strada in cerca di affermazione tra gavetta, porte a cui bussare in cerca di lavoro dietro ai microfoni e, ovviamente, amori, gelosie e tradimenti.
Ma, mentre Chiara Francini e Katy Saunders gli fanno rispettivamente da madre e moglie e, al di là di fugaci apparizioni per il mitico Claudio Cecchetto (la più divertente) e il cantautore trash demenziale Leone Di Lernia, il cast sfodera volti noti del calibro di Giancarlo Giannini e Marco Marzocca, a partire dal fatto che la troupe irrompa più volte in scena non è né un comune biopic, né un documentario quello che prende forma nella oltre ora e cinquanta di visione.
Infatti, progettista e scultore, nonché proveniente da una famiglia di costruttori di parchi dei divertimenti, il regista si lascia influenzare proprio da questi ultimi nel concretizzare davanti all’obiettivo di ripresa la visione dei ricordi; accostandosi soltanto vagamente agli stilemi del mockumentary per concretizzare, invece, una commedia manifestante il sapore di un coloratissimo libro pop up.
Peccando, forse, in qualche minuto di troppo, ma riuscendo comunque regalare allo spettatore un elaborato dalla parlata milanese ed il look internazionale che, fortunatamente tutt’altro che improntato sulle sconcezze verbali che hanno fatto la fortuna della trasmissione da cui prende le mosse, si rivela una gradevole favola mirata a ribadire che è quando crediamo di aver toccato il fondo che abbiamo vinto.