Oltre lo Specchio 2020: l'australiano Relic è un horror incentrato sul legame tra madre e figlia

Kay (Emily Mortimer) non vede la madre Edna (Robyn Nevin) da molto tempo. La donna è ormai anziana, malata di demenza senile e vive da sola nella vecchia casa di famiglia. Quando però scompare per qualche giorno, le autorità del posto contattano Kay, che torna nei luoghi in cui è nata e ha trascorso l'infanzia, in compagnia della figlia Sam (Bella Heathcote). Le due donne si imbatteranno così in una presenza sovrannaturale, simboleggiata da una specie di muffa nera sul muro, che sembra aver preso possesso delle mura e di Edna stessa.

Al Festival Oltre lo Specchio 2020, dopo il passaggio al Sundance nel mese di gennaio, arriva l'australiano Relic di Natalie Erika James, alla sua opera prima. La pellicola vede la partecipazione di nomi del calibro di Jake Gyllenhaal come produttore ed Anthony e Joe Russo (registi di Avengers: Endgame) come produttori esecutivi. Tutto ciò per sottolineare il valore del progetto, ascrivibile al genere dell'horror ma con delle riflessioni molto profonde e belle sul tema della maternità.

Il legame ancestrale tra una madre e una figlia è senza dubbio qualcosa contro cui non si può combattere. E il finale del racconto mostra esattamente questo. Per quanto si voglia o si tenti di spezzarlo, il cordone da cui dipende la vita del bambino mentre cresce nel ventre della mamma continua ad avere un effetto anche una volta venuto al mondo. Concettualmente la questione possiede una forza incredibile, ricca di sfaccettature tutte da scoprire e con le quali si può giocare, soprattutto in ambito horror. Qui ovviamente il legame diviene una sorta di tramite per il male, come se si trasmettesse per via ereditaria. 

A essere “contagiati” sono gli esseri umani e le fondamenta della loro abitazione. In fondo la donna è stata per secoli identificata quale il nume del focolare, per cui la correlazione tra l'una e l'altro non appare così astrusa. Inoltre va via via ramificandosi, col trascorrere del tempo. Più Kay e Sam restano in casa a occuparsi di Edna, più la muffa si diffonde sulle pareti. L'atmosfera si fa più tetra, vischiosa, disturbante. Ed è resa alla perfezione dalla fotografia (a cura di Charlie Sarroff) e dalle scelte registiche. Foreste avvolte dalla nebbia, corridoi che si stringono, acqua che inzuppa la moquette: sono i dettagli a dare forma all'incubo che sconvolge le tre protagoniste. In simile contesto, persino un albero di Natale, pieno di luci e festoni, assume un aspetto spettrale e minaccioso. Mentre hanno tutt'altra valenza i post-it disseminati qui e lì per la casa, uno dei quali – che recita you are lovedossia “tu sei amata” – porterà alla (non) risoluzione finale.

Interessante concentrarsi poi sulla relazione tra Kay e Sam, apparentemente agli antipodi ma entrambe convinte di volersi immolare per Edna. Grazie a questa decisione, sembrano in qualche modo riuscire a ricucire il legame tra loro. L'affetto nei confronti della donna, che in un certo senso ha rappresentato una figura materna per tutte e due, supera anche l'istinto di sopravvivenza. 

Relic è tra i film più spaventosi del 2020, stando alle dichiarazioni dei critici statunitensi.

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