Oltre lo specchio 2020: Eva Green madre e astronauta in Proxima
Presentato al Festival Oltre lo Specchio, oltre che nel programma Platform Prize al Toronto Film Festival e al San Sebastian International Film Festival, Proxima narra le vicende di Sarah (Eva Green), astronauta e madre della piccola Stella (Zélie Boulant), in procinto di partire per una missione che la terrà lontana dalla figlia per circa un anno. La bambina sarà affidata alle cure del padre, Thomas, e di una psicologa a cui spetta il compito di gestire la fase della separazione.
In cabina di regia troviamo la francese Alice Winocour, già sceneggiatrice di quel piccolo capolavoro che è Mustang. Il nuovo lavoro della cineasta è qualcosa che fonda le radici nel suo essere donna. Al centro del racconto si trova infatti il rapporto della protagonista con la maternità e con la carriera, due elementi imprescindibili della sua esistenza che vivono costantemente in bilico. L'originalità, che rappresenta al tempo stesso la forza e la bellezza, del progetto sta proprio in questo sguardo particolareggiato su cosa significhi doversi dividere tra un sogno e un figlio. Il valore che entrambi hanno (o possono avere) nella vita di una persona è incalcolabile.
La Green ne dà un ritratto perfetto nel suo realismo. La sua Sarah appare come una donna combattuta ma capace di tutto l'amore possibile. Stella è sangue del suo sangue, è la sua luce e il suo domani. Lo spazio d'altro canto è il suo presente ed è ciò a cui ambiva da piccola. Le difficoltà e l'impegno per arrivare sino a quel punto sono state tante e pesanti, ma non può prescindere dal fatto che un altro essere umano dipenda da lei e da lei soltanto. Il momento del distacco arriva inevitabile ma non per questo meno doloroso. Trattenuto e sobrio nello stile e nello slancio emotivo, il film arriva a colpire comunque, permettendo alla storia di svilupparsi in maniera graduale e dettagliata.
Il fatto che la pellicola sia stata girata in alcune reali strutture dell'Agenzia spaziale europea, fa sì che lo spettatore possa tangibilmente respirare l'atmosfera di quei luoghi. Chi li popola si sottopone volontariamente (se non addirittura piacevolmente) a trattamenti, test e prove di rara complessità e pesantezza. La sensazione che si ha ad osservarne alcuni ha del soffocante, sebbene sia chiaramente propedeutica ad affrontare un viaggio oltre i confini dello spazio.
Ecco così che Proxima alterna momenti intimi – dove vediamo Sarah e Stella esprimere il loro affetto e godere di un legame ancestrale come quello che lega una mamma alla sua bambina – a situazioni per così dire pubbliche, quali la presentazione degli astronauti o il confronto tra la donna e Mike (Matt Dillon). Il percorso compiuto dalle protagoniste si compone di tappe, ciascuna delle quali simboleggia un cambiamento, quasi necessario, che sia nella loro esistenza o nel loro rapporto. Determinanti la sensibilità e il tatto della Winocour, capace di immortalare un preciso contesto e scegliendo il tipo di umanizzazione più adatta allo scopo.
Assolutamente encomiabile i contributi della colonna sonora a cura di Ryiuchi Sakamoto (L'ultimo imperatore) e della fotografia di Georges Lechaptois.