Né promossi né bocciati - Recensione di “Il Primo Anno”
Una vera ossessione, quella della medicina, per il regista Thomas Lilti che con questo nuovo lavoro completa una trilogia dedicata proprio a questa antichissima scienza. Qui, però, c'è qualcosa di più perchè Il Primo Anno è una commedia che vuole parlare anche della crisi profonda di un sistema, quello universitario francese, che sembra cadere a pezzi.
Purtroppo, se i film precedenti (Ippocrate e Il Medico di Campagna), con un'equilibrio invidiabile tra leggerezza e profondità risuscivano a commuovere in maniera naturalissima, qui l'autore sembra avere messo troppa carne al fuoco. Nonostante gli attori (qui torna Vincent Lacoste, protagonista del primo episodio della trilogia) siano molto bravi, non riescono a rendere al meglio la costruzione dei personaggi. E visto che questa è anche la storia di un'amicizia, sembra manchi qualcosa. Probabilmente, però, questo difetto è da addebitare più alla scrittura che agli interpreti stessi, anzi si può dire tranquillamente che la scrittura renda debole l'intero film. Primo per la mancanza di ritmo, che in una commedia è elemento essenziale. Secondo perchè quel continuo fluttuare tra fiction e inchiesta (ci sono anche interviste vere) non ci da modo di affezionarci a niente.
Tutto il racconto scorre senza sussulti e tutto sembra accada per caso. Ovviamente, con tutte queste premesse, anche lo spunto polemico perde forza. Ed è un peccato perchè non conoscendo la situazione universitaria francese, a tratti ci troviamo davanti ad un racconto inedito che avrebbe potuto essere molto interessante. Studenti che invece di stare in un aula sembrano stare in uno stadio, cori compresi. Oppure concorsi pubblici che decidono la sorte di gente che salverà vite come se fossero degli impiegati ministeriali. Alla fine ne usciamo avendo assistito ad un film appena carino e niente più. Troppo poco per una tradizione, quella della commedia transalpina, che ci ha regalato spessissimo autentici capolavori.