My Italy, i deliri dell'arte contemporanea
È vero che l’arte contemporanea è anche un progettare il passato?
Chi sono il polacco Krysztof Bednarski, il danese Thorsten Kirchhoff, l’americano Mark Kostabi e il malesiano H.H. Lim?
Sono quattro protagonisti della scena dell’arte contemporanea che, innamorati dell’Italia e tutti in possesso di una casa nella sua capitale, finiscono catapultati in una serie di vicende ed avventure tra l’incredibile e il paradossale; mentre un produttore ed il proprio assistente si aggirano per l’Europa in cerca di fondi per finanziare un progetto cinematografico che ne racconti vita ed opere.
Due personaggi, questi ultimi, interpretati da Marco Tornese e dal Bruno Colella che, autore delle commedie Voglio stare sotto al letto e Ladri di barzellette, si trova anche in questo caso al timone di regia, precisando: “My Italy porta gli artisti in un onirico viaggio attraverso l’Italia, dalla Napoli dei travestiti e di Città della Scienza, alla Spoleto del Festival, al sud delle mitiche storie dei briganti che hanno lasciato per strada ricordi e fantasmi, ma anche alla scintillante cornice del festival di Cannes e del sogno cinematografico, alla Wroclaw del vecchio teatro di avanguardia e alla New York della disinvolta e fresca creatività artistica”.
Un onirico viaggio che, tra una vedova di un camorrista napoletano ed un improbabile idraulico con le fattezze di Rocco Papaleo, tira in ballo anche un Sebastiano Somma in chiave omosessuale, un Tony Esposito pittore di strada e un Nino Frassica calato nei panni di meccanico. Un Nino Frassica che, ovviamente, non manca di regalare battute volte a strappare risate; in quanto non è certo l’ironia a risultare assente nel corso dell’operazione, annoverante nel ricco cast una Luisa Ranieri in vena di donna misteriosa, Lina Sastri, la veterana del teatro Piera Degli Esposti, Alessandro Haber, il compianto Remo Remotti e i musicisti Enzo Gragnaniello ed Eugenio ed Edoardo Bennato, inscena anche una Petra Montecorvino impegnata a cimentarsi in Tu scendi dalle stelle. Perché, man mano che si trova anche il tempo di omaggiare il maestro della Settima arte tricolore Federico Fellini e di mettere in piedi una divertente gag con un taxi e dei criminali, è in maniera evidente ad una sequela di siparietti che il tutto si riduce volutamente. Sequela piuttosto delirante ed in mezzo alla quale, oltretutto, non solo viene osservato in maniera esilarante che Nerone fu il primo a fare l’estate romana bruciando Roma, ma anche che, nella storia dell’umanità, l’artista è stato sempre indeciso a fare, per poi accettare ogni committenza.
A lungo andare, però, il gioco mostra la corda e, a renderlo ancor più difficilmente giudicabile, provvede l’inconcludente segmento atto a coinvolge una Serena Grandi in aria palesemente autobiografica di sexy attrice dimenticata.