My father Jack
Il regista di L'esigenza di unirmi ogni volta con te torna dietro la macchina da presa con un film decisamente diverso rispetto alle sue precedenti produzioni, tendenti al sentimentale e al drammatico: My father Jack, in sala dal 19 maggio 2016, è infatti un'interessante commistione di generi che spaziano dalla commedia al thriller, fino al poliziesco e alla parodia, in questo caso della mafia, presa bonariamente in giro con stereotipi e rimandi al Padrino, del cui sicario – Luca Brasi - il killer interpretato da Antonino Iuorio porta addirittura lo stesso nome.
Ambientato a Trento ma girato tra la deliziosa Rovereto e le splendide rive del lago d'Iseo, My father Jack funziona sotto diversi aspetti pur possedendo un impianto più prettamente televisivo. Nato da un soggetto di Luca Morsella, il film mantiene un buon ritmo narrativo intervallato da sparatorie ed esilaranti scene con protagonista il Pannofino che tutti conosciamo ed apprezziamo, quello con l'intercalare colorito, quello burbero e irascibile: in una sola parola, spassosissimo.
Protagonista della vicenda, insieme a lui, è il giovane Matteo Branciamore, reduce dal successo televisivo dei Cesaroni: il regista lo ha ritenuto una scommessa e in tutta sincerità l'attore, seppure a tratti incerto, si misura adeguatamente con il ruolo di avvocato timido e impacciato che ben presto si trova coinvolto di qualcosa di più grande di lui. Al suo fianco, pronta a spronarlo e prossima a sposarlo, la bella Claudia Vismara, volto noto delle fiction tra cui Don Matteo 8, Un medico in famiglia 9 e Il paradiso delle signore.
La futura suocera di Branciamore, alias avvocato Matteo De Falchi, è interpretata da Eleonora Giorgi, reginetta delle commedie anni '80, in forma smagliante, mentre il suocero ha il volto del fascinoso Ray Lovelock, ricco avvocato, padre e marito amorevole. Completa il cast Elisabetta Gregoraci nel ruolo di compagna di Pannofino: una giovane cubista un po' svampita ma sinceramente legata a Jack. Di più non avrebbe potuto fare, ammettiamolo, tanto che lo stesso Branciamore in una scena chiede: "questa deve per forza parlare?".
Se visivamente funziona – le scene d'azione sono quelle che hanno divertito di più il regista e il risultato è pienamente raggiunto - dal punto di vista della direzione degli attori – complice, in alcuni casi, la recitazione deboluccia – il film scivola verso la semplicità spiccia, pur risollevandosi con svariate sequenze, prima fra tutte quella in cui Jack si piazza a casa di Matteo e Clara, una raffinata villa sul lago, devastando la cucina a suon di peperonata, godendosi la vasca idromassaggio e usando per cucinare un vino pregiato e datato prodotto nelle vigne di famiglia.
My father Jack è il classico film che si definisce carino: si guarda con piacere pur senza abbandonarsi a risate eclatanti o riflessioni profonde. Più da divano ma per chi ha già visto i titoli principali della stagione, un gradevole diversivo, grazie anche alle bellissime musiche di Nina Zilli, al suo esordio cinematografico, per la composizione della colonna sonora s'intende. A conti fatti, i pro sono più dei contro e un riscontro positivo dal pubblico, il film se lo merita.