My Brother's Name Is Robert and He Is an Idiot – Filosofia in immagini nell'incompreso film di Philip Gröning
Estate, distesi tra spighe di grano e accanto a una stazione di benzina, i due gemelli Robert ed Elena stanno preparando l'ultimo esame di filosofia - propedeutico all'università - di lei. Tra momenti di tenerezza e improvvisi accessi di violenza i due fratelli condividono riflessioni filosofiche sul tempo, sulla speranza, su un’esistenza in bilico tra essere ed esistere. E mentre il tempo scorre, tra loro avanza quello che sarà il momento della separazione: l'esame e lo studio per Elena, una vita lontana dalla sorella, invece, per Robert. Le domande scorrono insieme al tempo e se Elena si chiede se Robert abbia dormito con la sua amica Cecilia, Robert assiste alla determinazione incalzante della sorella che vorrebbe andare a letto con un uomo prima del suo imminente esame.
Filosofia che si fa immagine, presentato in concorso alla 68° Berlinale e largamente fischiato all’anteprima stampa (metà sala ha addirittura abbandonato la proiezione ancor prima di giungere a metà film), l’opera del regista tedesco Philip Gröning dal titolo My Brother's Name Is Robert and He Is an Idiot (Mio fratello si chiama Robert ed è un idiota), approccia la materia filosofica intrecciandola all’immagine filmica tramite il rapporto simbiotico e incestuoso tra due fratelli prossimi a una necessaria quanto naturale ‘separazione’. Un rapporto analizzato in ogni suo elemento e che diventa materia allegorica per l’analisi di idee, concetti, elucubrazioni filosofiche applicate alla vita. Il tempo e la speranza, dove in mancanza della seconda viene a mancare anche il primo, ma anche passato e futuro, sogno e desiderio, si agitano e camminano all’interno di quello che è un lungo e complicato carosello di immagini e concetti.
Heidegger in primis, ma anche Platone e molti altri teoremi filosofici sono trascinati nell’estemporaneo di vita di questi due fratelli alle prese con la transizione da simbiosi a lontananza, da unione a separazione. Un percorso assai complesso di distacco che il film di Gröning scandaglia muovendosi frenetico dai campi di grano alla pompa di benzina e ricreando dei luoghi X dove far muovere i suoi protagonisti e approfondire l’esperienza del vivere e la condizione dell’essere. Amore e morte scandite dal tempo della Vita coesistono nelle quasi tre ore di questo film difficile da comprendere e da elaborare soprattutto per la complessità/densità della materia filosofica che lo anima e che conduce con fermezza la narrazione. Eppure, My Brother's Name Is Robert and He Is an Idiot è un’opera anche tremendamente interessante e fascinosa, a tratti quasi ipnotica, e dove la qualità della regia (con alcune scene e una fotografia davvero mozzafiato), l’intensità dello sguardo e l’alchimia dei due bravissimi protagonisti riescono a ricreare un Tempo e uno Spazio unici, quasi immateriali.
Un film che di fatto trascende e fa trascendere, e dove la normale associazione delle immagini in sequenza non è sufficiente a generare il Significato dell’opera. E se alcuni momenti segnano dei vuoti, dei gap temporali che interrompono il flusso di idee, altri invece brillano per intensità e significati. La necessità del distacco e della separazione è il concetto cui il film tende, pur sublimandosi– di fatto - nel lungo prologo che lo anticipa. Al netto dei suoi limiti un film che se guardato dalla giusta prospettiva può regalare diverse epifanie.