Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi, ovvero il ritorno della dark comedy
Era un po' che non si vedeva una commedia condita con il più tipico humour nero britannico.
Al di là della Manica, i francesi avevano trattato l'argomento suicidio, in maniera non seria s'intende, con La bottega dei suicidi che però, in quanto film di animazione, aveva suscitato non poche controversie.
Dead in a week or your money back (Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi) riesce invece a parlare dello scomodo tema in chiave ironica e paradossale, regalando un'ora e mezza di puro intrattenimento in tipico stile inglese, con una coppia di attori altrettanto fedeli alla corona, brillanti e perfettamente amalgamati.
Aneurin Barnard, già visto nel recente Dunkirk, interpreta infatti un giovane scrittore insoddisfatto e a suo dire inutile, che ha tentato sette volte il suicidio - “in realtà dieci ma tre erano per finta” - senza mai riuscire a portare a termine la sua missione.
Tom Wilkinson invece, un nome una garanzia, di professione fa l'assassino ed è prossimo alla pensione. Proprio per questo, mancandogli una sola vittima per raggiungere la quota minima, si aggira tra ponti e grattacieli, con la speranza di adescare un aspirante, ma indeciso, suicida per facilitargli il compito.
Considerato che lanciandosi dal ponte, William finisce su una barca e si salva, decide di sfruttare il biglietto da visita del misterioso uomo col cappello e prende appuntamento con lui per farla finita una volta per tutte. Nel ristorantino in cui si incontrano, il killer ha un aspetto distinto, porta un dolcevita e non sembra affatto l'angelo della morte che dice di essere. Addirittura mostra al giovane attonito una elegante brochure sulla quale scegliere la propria dipartita: strangolamento, avvelenamento, colpo d'arma da fuoco. Oppure la morte eroica, che consta nel farsi prendere in pieno da un furgone per salvare un bambino. Certo, in questo caso i fattori di rischio sono alti e il costo, di conseguenza, lievita. Per duemila sterline William dovrà dunque accontentarsi dell'opzione “rapida e indolore”.
Già dopo pochi minuti, riderete a crepapelle. Provare per credere.
Il problema nasce quando William viene richiamato da una casa editrice che nutre interesse per il libro nel quale racconta, giusto appunto, dei suoi numerosi tentativi di togliersi la vita. L'incontro con il capo non va proprio a buon fine ma la bella editor Ellie conquista il cuore di William, oltre a ribadirgli quanto sia valido il suo scritto. Ed ora il ragazzo non ha più tanta voglia di morire. Peccato solo che, scritto minuscolo come sempre, sul contratto firmato e controfirmato, si specifichi che non è rescindibile.
L'esistenza di William e Ellie diventa una corsa contro il tempo, mentre Leslie deve fare i conti con il temibile boss della Associazione Assassini – nella cui hall spiccano il grafico con i migliori dipendenti e il ritratto del “sicario dell'anno” - che vuole dargli il benservito.
Scritto e diretto da Tom Edmunds, il film scorre su due binari che mostrano da un lato il personaggio di William – Barnard è bravissimo a fare il timidino imbranato - che, ancora intento a chiedersi se la sua vita sia realmente utile, riscopre l'amore per la vita e soprattutto per una ragazza; dall'altro quello di Leslie, felicemente sposato con Penny da ben trentasei anni e restio a mettere la pistola al chiodo.
Paradossale, assurdo, tragicomico. Un fulgido esempio di black comedy, come non se ne vedevano da tempo.
Nato quasi per scommessa, il film parte dall'idea di una clinica dell'eutanasia gestita da un killer che, per l'appunto, uccide solo chi aspira a togliersi la vita. Amante delle dark comedies e di registi come i fratelli Coen, Tom Edmunds voleva che il suo primo lungometraggio fosse qualcosa che lo avrebbe fatto ridere. E così è stato.
Se il personaggio di Leslie incarna una dicotomia tra come si mostra agli altri e il suo amore per il lavoro che fa, William invece, incarna un malessere contemporaneo anche se il suo personaggio, a ben guardare, si fa portavoce di un messaggio inconfutabile quale quello del trionfo della vita sulla morte.
Entrambi i ruoli sono tratteggiati con cura e la sceneggiatura in toto risulta comica ma sofisticata al tempo stesso. Girato in sole cinque settimane nell'area a sud di Londra, Morto tra una settimana o ti ridiamo i soldi è un film indipendente con tutte le carte in regola per ottenere il successo che merita e con l'asso nella manica di Tariq Anwar, montatore vincitore ai BAFTA e nominato agli Oscar, che ha aggiunto il suo tocco personale al film, confezionandolo a regola d'arte.