Monitor
Sebbene il cast comprenda, tra gli altri, il Riccardo De Filippis della serie televisiva Romanzo criminale e il Claudio Gioè de La meglio gioventù, sono Valeria”Happy family”Bilello e il Michele Alhaique regista di Senza nessuna pietà i protagonisti del primo lungometraggio diretto da Alessio Lauria, in precedenza autore del noto short Sotto casa.
Storia inquietantemente futuribile che, ambientata in un presente parallelo a quello odierno e dove le grandi aziende sono città in cui l’unico modo per costruire relazioni umane è parlare con nuove figure professionali chiamate Monitor, vede questi impegnati ad ascoltare sfoghi, dubbi e insicurezze degli altri lavoratori.
Almeno fino al giorno in cui uno di essi, venuto a sapere che un dipendente ha tentato di togliersi la vita, comincia a temere per la sua promozione; man mano che appare piuttosto evidente la volontà di muovere una critica da schermo nei confronti della sempre più sola società che, a cominciare dalla metà degli anni Novanta, non ha faticato a ridursi a dialoghi instaurati tramite chat e confessionali proto-Grande fratello.
Una società in questo caso ispirata a quanto raccontato da George Orwell nel suo celebre romanzo 1984, a differenza del quale, però, tira in ballo un controllo esercitato in maniera più “viscida” e non dichiarata come avveniva lì.
Una società in cui, comunque, sembra cominciare a svilupparsi una delicata storia d’amore, mentre i circa settantotto minuti di visione – che includono tra gli attori anche lo Stefano Sardo sceneggiatore de La doppia ora e Il ragazzo invisibile – tendono a strutturarsi su lenti ritmi narrativi al servizio di un look non poco teatrale.
Non a caso, è sulle lodevoli performance sfoderate dal campionario umano posto in scena che poggia in maniera principale l’insieme, rischiante in un primo momento di rivelarsi l’ennesimo, noioso dramma italiano camuffato di fantascienza... ma che, fortunatamente, si riscatta attraverso una bella chiusura il cui montaggio alternato tra “prigionia” e libertà comunica in maniera efficace come, alla fine, tutto dipenda dalla scelta personale di decidere se fare parte oppure no di un mondo perennemente spiato.