Mi chiamo Scorsese… Martin Scorsese - recensione di The Irishman
Il buon Martin ha deciso di non essere etichettato come il “vecchio maestro” legato a una cinematografia che fu. Così ha iniziato ad abbracciare la filosofia del futuro fatta di film dalla durata monster. The Wolf of Wall Street, Silence e ora… The Irishman, tre ore e quaranta minuti!
Diciamocelo il vecchietto è piuttosto arzillo, ma forse perché si nutre del sangue degli spettatori.
Più di tre ore e mezzo in sala sono una prova da veri duri, altro che i gangster italoamericani.
The Irishman è la storia di Frank Sheeran, un irlandese -appunto- alla corte della mafia di New York. Frank, che, tra l’altro è stato il guardaspalle di Jimmy Hoffa. Lotta di potere tra gang e nel sindacato, tutto all’insegna dell’onore.
Il film è un prodotto perfetto, per qualcuno che non abbia contezza alcuna del cinema di Scorsese, qui ritroverebbe la summa delle sue tematiche unita ai suoi attori feticcio.
Vedere De Niro, Pacino, Pesci, Keithel e molti altri dividersi la scena è una gioia per gli occhi. Finalmente non saremo costretti a ricordarci il dialogo di The Heat come il massimo confronto tra Al e Bob.
Bellissimo come detto, ma sull’altro piatto della bilancia pesa come un macigno una storia che abbiamo già visto in molte salse, molte delle quali dello stesso regista. Una storia che ruota intorno a Jimmy Hoffa, figura cardine della sindacalizzazione in America, ma certamente meno nota in Europa se non fosse per il poco memorabile film di Danny De Vito con Jack Nicholson.
Scatta, impietoso, il paragone con Coppola la cui gangster story, vuoi per il tempo in cui fu realizzata, vuoi per la sceneggiatura aveva tutt’altra risonanza con lo spettatore.
Si, diamo atto al cineasta che qui si affronta la vecchiaia, la morte per decadenza fisica e non per una pallottola, si respira quest’aura di un vecchio gruppo di amici che deve affrontare un’età in cui si è fatto molto di più di quanto si progetta.
The Irishman risulterebbe un buon prodotto per la TV, un film da vedere in due serate, un film in cui apprezzare prove attoriali eccellenti, Joe Pesci è pronto per l’Oscar, e forse l’uscita su Netflix gioverà proprio sotto questo aspetto potendolo fruire in maniera diversa, ma al cinema diventa difficile e preferiamo ricordarci di Casino, Mean Streets o Quei Bravi Ragazzi.