Matrix Resurrections - Il grande déjà vu

Le Wachowski, anzi Lana più che altro, decidono di tornare sulla loro creatura che li ha resi una leggenda: Matrix.
Che il primo Matrix fosse rivoluzionario non è fonte di dubbio alcuno, ma già l'operazione seguente del dittico Reloaded - Revolutions, lasciava abbastanza perplessi.
Quindi l'ovvia domanda su Resurrections non può che essere: serve o non serve?

Difficile dirlo in maniera chiara. Mettere in campo un franchise dopo un decennio è sempre impresa a rischio (vedi il quarto Indiana Jones... quale quarto?), ma talvolta riesce come in Ghostbusters Afterlife.

Tutto il film si snoda a cavallo tra la realtà del vecchio Matrix e quella di Neo oggi. Flashback, richiami, riflessi, dominano sia l'estetica che la narrativa di questo nuovo capitolo.
Per dare "spessore" ci troviamo di fronte a un quesito diverso: non più realtà o finzione, ma il libero arbitrio, ovvero la scelta se credere o dubitare, oppure accettare o combattere ciò che ci circonda.
Il motore del tutto è il sentimento principe: l'amore!

Stante tutto questo e un'estetica notevole, la sensazione di fondo è quella di un déjà vu. 
Una sorta di reboot per le nuove generazioni?
Non so quanto ce ne fosse bisogno a volte è meglio un ricordo, piuttosto che un triste presente.

Una nota tecnica finale, Lana cerca di dirigere azioni ultra spettacolari che ricordano un po' Michael Bay, ma la strada è molto lunga e forse il maestro dell'action avrebbe rianimato questo film.

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