Martin Eden – Un intenso Luca Marinelli è Martin Eden, in concorso a Venezia 2019

Primi del ‘900. Martin Eden (un bravissimo Luca Marinelli) vive a Napoli, fa il marinaio, tira a campare, e le sue giornate hanno la scansione naturale e ondivaga di quel mare che gli dà da sopravvivere. Un giorno, per caso, difende un giovanotto dalle grinfie di un’aggressione. Sarà questa vicenda del tutto casuale a portarlo a varcare la lussuosa soglia della nobiliare villa della famiglia Orsini, e a dargli la possibilità di conoscere Elena (Jessica Cressy), primogenita di casa. Da subito, l’aristocratica bellezza di Elena, la sua cultura e la sua sofisticata aura di ragazza di buona famiglia colpiranno Martin al cuore e nello spirito, tanto da spingerlo a voler colmare quello spazio di lacune (accademiche ma non solo) che in qualche modo lo separano dall’oggetto del suo desiderio. L’amore tra i due sarà dunque per Martin un trampolino di lancio verso la conoscenza, e verso la passione per la scrittura poi coltivata, ma sarà anche l’inizio di un percorso tormentato, vissuto attraverso la lotta di classe e la contestazione sociale; un percorso in cui la ricerca del successo e del riscatto dalla propria origine mostrerà lo stacco esistente tra il sogno e la realtà, tra la proiezione e la realizzazione fattiva dei propri sogni.

Liberamente ispirato al capolavoro di Jack London dal titolo omonimo, Martin Eden di Pietro Marcello (La bocca del lupo, Bella e perduta) è il riadattamento di una storia universale di incontro/scontro tra realtà sociali e culturali diverse, tra due mondi distanti che si osservano, s’influenzano, reciprocamente s’ispirano, ma poi restano irrimediabilmente distanti e inconciliabili.

Pietro Marcello, con il supporto alla sceneggiatura di Maurizio Braucci di e con un bravissimo Luca Marinelli intimamente calato nei panni del tormentato Martin, fa un ottimo lavoro di adattamento, ed esce egregiamente e a testa alta da quella che era una sfida notevole sotto molteplici punti di vista. Traslato dalla San Francisco avventuriera alla Napoli effervescente dei primi del ‘900, Martin Eden di Pietro Marcello rilegge uno dei classici della letteratura mondiale a un contesto più piccolo (Napoli appunto) mantenendo però inalterati i tratti salienti e universali dell’opera originale. Lo spirito intraprendente dell’uomo di mare abituato al viaggio, la forza dirompente alimentata dal sogno di un riscatto umano e sociale, le disparità strutturali della società che si autoalimentano invece di assottigliarsi, la lotta di classe e la ricerca della propria identità (umana e sociale) rappresentano infatti quei punti cardine che hanno sancito il successo dell’opera di London e che rivivono oggi sotto altra forma nell’opera di Marcello, un regista che aveva già dato ampia prova delle sue qualità nei lavori precedenti. La sofferenza e la mortificazione di Martin Eden a rappresentare l’uomo con pochi mezzi ma con grandi, latenti ambizioni, rivivono negli occhi profondi e nel volto malinconico di Luca Marinelli, in tutte le loro asperità e contraddizioni, riesercitando quel tormento interiore che dalle pagine del romanzo trasla poi su schermo la sua profondità emotiva. Ne risulta così un’opera attuale e toccante che nella vastità del mare e nella complessità della dimensione umana rappresentata, trova il suo varco per parlare di realtà sociali, sogni, perseveranza, resoconti, e di parabole che non sempre hanno la linearità degli ideali da cui muovono.

Attraverso gli inserti di immagini di repertorio a riallacciare un filo con il tempo storico del racconto, e tramite la giustapposizione efficace del commento sonoro ad accompagnare le ellissi narrative della formazione di Eden, Pietro Marcello mette al servizio di una storia universale il suo lirismo registico e trasforma lo sguardo semplice di un uomo nella profondità abissale e spesso anche oscura dell’esperienza di vita. E proprio come un marinaio per mare e tra le onde, l’anima del film viaggia avanti e indietro lungo la proiezione di un sogno che può (o meno) farsi reale, e permetterci poi di tornare là da dove siamo partiti o di arrivare lì dove volevamo arrivare. Partire e, nel tempo, ritornare. “Voglia 'e turnà dint'e vicoli e sta città, guarda e ride e te vò tuccà nun se ferma mai, voglia 'e verè notte e juorno te fa cantà chest'è Napule do cafè  nun te può sbaglià…