Maria per Roma

Se Daniela Virgilio compare nei panni di se stessa, del cast della serie televisiva Romanzo criminale non manca neppure Bruno Pavoncello all’interno del primo lungometraggio diretto da Karen Di Porto, la quale concede anche anima e corpo alla protagonista.
Maria per Roma, proprio come il titolo suggerisce, in quanto è nel caos quotidiano delle strade della capitale d’Italia che la troviamo, confusa e dinamica, nonché contesa tra la professione di key holder e l’inseguimento della carriera d’attrice. Infatti, rincorrendo passato e futuro in un presente incerto e surreale, da un lato la vediamo impegnata in prove a teatro, dall’altro, spesso, costretta a correre da una parte all’altra del centro capitolino per consegnare le chiavi degli appartamenti ai turisti che, di volta in volta, arrivano dai più svariati posti.

E, mentre seguiamo anche il suo rapporto con la madre interpretata da Paola Venturi, sono proprio gli incontri e gli imprevisti con questi ultimi a tentare in maniera evidente di rappresentare l’elemento maggiormente divertente dell’operazione; riuscendo, però, soltanto in rare occasioni nell’impresa di strappare risate (come nel caso della sequenza che vede coinvolta la famiglia di sardi). Man mano che, tra una tizia che pretende le venga insegnato l’utilizzo di qualsiasi elettrodomestico (compreso il frigorifero), un party con gente del cinema e conversazioni di Maria con il padre defunto alias Cyro Rossi sulla sua tomba, è il Cesare interpretato da Andrea Planamente a rappresentare uno dei pochissimi punti di forza del tutto. Il Cesare che non esita neanche a travestirsi da Gesù per guadagnare soldi con gli stranieri in visita delle rovine romane e che osserva: “Roma, ‘ndo guardi guardi, è tutto bello”.

Perché, nel dichiarato intento di parlare di borghesia raccontando la caduta dell’illusione degli anni Ottanta secondo cui vi era e vi sarebbe sempre stato il benessere economico, lo scopo principale della oltre ora e mezza di visione vuole essere, probabilmente, quello di ribadire che sono le cose semplici a contare davvero. Peccato, però, che il passaggio dall’idea scritta allo schermo abbia finito per generare soltanto un insieme piuttosto slegato e quasi indefinibile che, pullulante camera a mano, non fatica a rispecchiare i connotati di un depliant promozionale in movimento della Città Eterna.