Manchester by the Sea
Dopo il successo ottenuto al Sundance Film Festival e alla kermesse cinematografica di Toronto, Manchester by the Sea approda alla Festa di Roma incantando stampa e pubblico: sarà forse un possibile candidato agli Oscar? Probabilmente sì.
Alla sua terza prova dietro la macchina da presa, Kenneth Lonergan realizza un film profondo, emozionante e, nonostante i 135 minuti di visione, narrativamente impeccabile. Manchester-by-the Sea è un piccolo comune di circa 5000 anime nello Stato del Massachusetts, ed è in questo ridente luogo con affaccio sull'Oceano Atlantico che l'esistenza di Lee Chandler si frantuma in mille pezzi. Trasferitosi a Boston dove vive in totale solitudine, a causa dell’improvvisa morte del fratello sarà costretto a tornare nella città natia per prendersi cura del nipote sedicenne Patrick. I fantasmi del passato non tarderanno però ad arrivare...
Il regista newyorkese riesce a mettere in scena con un’intensità da lasciar senza fiato il dramma del dolore per il lutto maggiore che l’essere umano possa sopportare, ogni ridondanza in Manchester by the sea è cancellata, non c’è infatti spazio per urla o pianti disperati. Il volto, l’andatura, le risposte a monosillabi del protagonista racchiudono un mondo di non detto che vale più di qualsiasi parola: una pesante croce da portare sulle spalle per il resto dei propri giorni. Lonergan sceglie di non catapultare lo spettatore nel vortice del tormento, e grazie ai flashback disseminati ad arte nel film lo accompagna lentamente giù nell’abisso della sofferenza e del senso di colpa che attanagliano Lee Chandler.
Sì, perché a seguito di una grande perdita non tutti si comportano allo stesso modo, c’è chi si rifugia nella religione, chi crea associazioni benefiche e si attacca con le unghie e con i denti a quei pochi affetti ancora rimasti, però per qualcuno andare avanti risulta impossibile: non si vive più, si sopravvive. L’abilità del regista statunitense nello svelare a poco a poco il tragico evento che ha portato Lee sul limite del baratro è uno dei punti di forza di Manchester by the sea, e anche se a volte il ritmo filmico potrebbe sembrare forzatamente rallentato, l’impatto emotivo che scaturisce da alcune scene è decisamente dirompente. Ma Kenneth Lonergan non si accontenta di somministrare sofferenza distillata, no. Il filmaker americano, inserendo infatti nei dialoghi diverse battute brillanti, costringe il pubblico a sperimentare le montagne russe della vita, dove il riso e il pianto si alternano malgrado noi. In questa altalena dell’esistenza rientrano le splendide immagini legate alla natura quali la potenza delle onde del mare, la neve che cade silenziosa a coprire i rami degli alberi, il garrito dei gabbiani che planano trasportati dal vento e la quiete del paesaggio al calar della sera.
L’incontro che avverrà tra Lee e la sua ex moglie Randi è uno di quei momenti che difficilmente si scorderanno, e la bravura di Casey Affleck, affiancato da Michelle Williams, è da brividi a fior di pelle. E non da meno è Lucas Hedges, il giovane attore che offrendo a Patrick anima e corpo dà prova di grande capacità attoriale.
In Manchester by the sea ogni sequenza è commovente, ma non appena l’Adagio in Sol minore di Albinoni risuonerà... il diluvio di dolore sommergerà la platea come un uragano.