Maledetto Modigliani: alla scoperta di una delle personalità più appassionanti di tutti i tempi

In sala dal 12 al 14 ottobre, in occasione del centesimo anniversario della morte di Amedeo Modigliani, avvenuta a Parigi il 24 gennaio 1920, Maledetto Modigliani fa parte del progetto La Grande Arte. Prodotto da 3D Produzioni e Nexo Digital, il docufilm è diretto da Valeria Parisi e scritto con Arianna Marelli su soggetto di Didi Gnocchi.

Un ritratto semplice ma appassionante di uno dei pittori più rappresentativi e stimati di sempre. L'appellativo “maledetto” deriva dalla nomea che circondava l'artista, noto come un uomo dedito alla bella vita, alle donne, e circondato da un'aura di sfortuna. Veniva così oscurata la dirompente e incredibile personalità di Amedeo. Ed è probabilmente anche a causa di ciò che non ebbe mai la fortuna e i riconoscimenti che meritava in vita.
Eppure la storia di Modigliani è costellata di vere e proprie opere d'arte, di scoperte che hanno dato inizio ad altre correnti, di avventure sentimentali e non, di viaggi alla costante ricerca di ispirazione e verità. L'essere vero era infatti una delle esigenze che muoveva la sua arte: da qui le forme pulite, semplificate, essenziali. Senza orpelli, finzioni, strategie volte a catturare un'attenzione non voluta.

C'è chi sostiene che Modigliani dipingesse per mettere su tela i propri demoni personali. Non sembra così strana come supposizione. In fondo quasi tutti gli artisti, di qualunque tipo si tratti, mettono nelle loro opere l'esperienza, il passato, le ferite mai rimarginate.

La particolarità e anche la bellezza di Maledetto Modigliani è innanzitutto nella sua capacità di resitituire l'anima dell'artista. Pittore, scultore, scopritore, bohemienne, Amedeo ha lasciato un segno profondo in coloro che, in un modo o in un altro, sono entrati in contatto con lui e con il suo operato.
La voce fuori campo di un'immaginata Jeanne guida lo spettatore all'interno di questo viaggio, emozionante oltre ogni dire, ricco di passione e di curiosità che vanno a comporre (e completare) il ritratto di Modigliani. Ma chi era la donna di cui ascoltiamo la storia, così indissolubilmente intrecciata a quella del nostro protagonista?

Jeanne Hébuterne aveva 19 anni quando incontrò per la prima volta Amedeo, nel 1917, e se ne innamorò perdutamente. Lui di anni ne aveva 33. Il loro fu un amore travolgente, tormentato e tragico, da cui nacque una bellissima bambina. Mentre un'altra creatura non vide mai la luce. Due giorni dopo la morte dell'amato, infatti, il 26 gennaio 1920, Jeanne decise di seguirlo, gettandosi dal quinto piano della casa dei suoi genitori. Era al nono mese di gravidanza.
Viene quindi abbastanza naturale entrare subito in sintonia con questa figura, al tempo stesso fragile e determinata. Grazie a lei ripercorriamo le tappe che hanno condotto Amedeo a diventare Modigliani.

Tanto è l'ostracismo incontrato sulla strada, così come il sentimento messo in campo in ogni occasione. Tra donne impossibili da dimenticare, un'epoca storica la cui violenza rischiava di intaccare la purezza dello spirito umano, il legame con altri uomini (da Pablo Picasso a Giovanni Fattori) dai quali imparare qualcosa su se stesso. 

L'identità è al centro del racconto, proprio perché Amedeo Modigliani ne aveva una sua molto forte. Definito un “Botticelli moderno”, ebbe la fortuna di avere una madre lungimirante e acculturata, capace di indirizzare il figlio, e con lui il suo indiscutibile talento, verso la strada più adatta. E forse non è esattamente un caso che le figure da lui predilette fossero delle donne. Immortalate nella loro essenza, nude ma mai sconce. Il primitivismo è una caratteristica fondante e fondamentale della sua arte. Senza mai abbandonare una tendenza provocatoria.

Maledetto Modigliani ci conduce così alla scoperta di una tra le personalità più ricche, sfaccettate e di ispirazione di tutti i tempi.

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