Ma Ma - Tutto andrà bene
“Il racconto si sviluppa durante un lungo anno e due estati, dal 2012 al 2013. Magda è un’insegnante che non ha ancora compiuto quarant’anni. Un giorno si reca dal ginecologo perché ha notato una massa al seno, in quel momento Magda è già a conoscenza da tre mesi del fatto che da Settembre non avrà più il suo lavoro di insegnante. Da quel pomeriggio, mentre si trova dal parrucchiere, il padre di suo figlio Dani le annuncia tramite un sms che tra di loro è finita. In seguito, il ginecologo le diagnostica due carcinomi al seno destro. Il tutto accade mentre suo figlio sta giocando l’ultima partita della stagione: Dani è una promessa del calcio ed è bravissimo a segnare goal”.
Così, il cineasta spagnolo Julio Medem – autore, tra l’altro, de Gli amanti del circolo polare e del chiacchieratissimo Lucía y el sexo – sintetizza il lungometraggio attraverso cui affronta una delle tematiche maggiormente legate alla salute dell’universo femminile, in questo caso incarnato da una Penélope Cruz che non solo veste i panni della protagonista, ma ricopre anche il ruolo di produttrice dell’operazione.
Operazione in cui offre notevole prova di coraggio nel lasciarsi immortalare progressivamente calva, alle prese con l’asportazione del seno destro e, addirittura, quando non ne è più in possesso, finendo per rappresentare il più grande pregio della oltre ora e cinquanta di visione.
Oltre ora e cinquanta destinata ad evolversi ulteriormente con la notizia dell’occasione di una nuova maternità che Magda decide di portare a compimento nonostante le sempre più negative notizie riguardanti il suo male incurabile; lasciando alla sua situazione di rivelarsi sempre più metafora di quella spagnola del 2012, anno della crisi finanziaria, ma anche della vittoria dell’European Cup conseguita dalla nazionale di calcio.
Mentre seguiamo sia il suo rapporto con il già citato figlio, interpretato da Teo Planell, sia quello con il talent scout del Real Madrid Arturo, anch’egli drammaticamente segnato da una tragedia familiare e al quale concede anima e corpo il mai disprezzabile Luis Tosar di Bed time.
Senza contare il ginecologo Julian alias Asier Etxeandia, che non manca neppure di cantare alla donna Vivir di Nino Bravo su un palco in estate... man mano che l’insieme, però, pur non privo di interessanti simbologie (si pensi soltanto al superamento della malattia enfatizzato dai granchi che strisciano sulla sabbia verso il mare) e, in fin dei conti, piuttosto vicino allo spessore di determinati lacrima movie nostrani come Dedicato a una stella di Luigi Cozzi, appare tirato inutilmente per le lunghe.