Little Sister


Il Giappone è da sempre sinonimo di equilibrio e armonia; ogni giapponese, nell’arco dell’intera vita, è alla ricerca quasi ossessiva di questi due elementi. Al giorno d’oggi sembra che la contaminazione culturale, o per meglio dire la globalizzazione a cui quel lontano Paese è sottoposto, abbia sradicato tali principi: Hirokazu Kore-Eda, con il suo poetico Little Sister, ci dimostra l’esatto  contrario.

Dopo il toccante “Father and Son” (Premio della giuria a Cannes 2013), il regista nipponico regala al pubblico un’opera raffinata ed elegante. Sachi, Yoshino e Chika sono tre sorelle che abitano a Kamakura, Giappone. Un giorno riceveranno la notizia della morte del padre che le abbandonò quando erano piccole. Durante il funerale conosceranno la loro sorellastra, la tredicenne Suzu. Da quel momento le 4 ragazze inizieranno a vivere insieme…

La facilità con cui Kore-Eda riesce a raccontare di legami familiari, e di rifugi affettivi, è di una forza dirompente; non alza mai la voce, non cerca improvvisi strappi emozionali: la quotidianità è vita, e la vita è una continua emozione. Il regista giapponese ci insegna che, per arrivare al cuore dello spettatore, a volte non è necessario mettere in scena una grande epopea drammatica. Ecco allora spiegata la sua meticolosa cura nei dettagli: il tunnel di ciliegi in fiore, i cibi preparati con amore, le passeggiate in riva al mare. Tutto in Kore-Eda diventa lirismo, e poco importa se in Little Sister non vi siano innovazioni tecniche o narrative, ciò che conta è la grande arte poetica che scaturisce da ogni scena. A noi occidentali, questa maniera di fare cinema potrebbe forse apparire piatta e noiosa, ma osservando le magnifiche immagini che si snodano fluide non possiamo evitare di calarci nell’atmosfera dei giardini Zen, immersi in un mondo rilassante e ordinato.

E’ curioso vedere come in Little Sister, attraverso la semplice osservazione delle protagoniste, e senza fuochi d’artificio emozionali, Kore-Eda renda il pubblico partecipe dell’evolversi dei personaggi. Poiché nella cultura giapponese i contatti fisici sono ridotti all’osso, una banale cena in famiglia, o quattro chiacchiere tra sorelle, diventano, nelle mani esperte del regista, momenti di complicità e di crescita indimenticabili. L’ottimo cast, la splendida fotografia, e l’alternanza tra campi lunghi e primi piani, valorizzano ancor di più la grande sensibilità già presente nell’opera. Da notare, inoltre, la tenerezza con cui l’occhio di Kore-Eda si posa su ogni inquadratura, che è la stessa che traspare dai volti puliti delle quattro giovani donne.

Little Sister è un percorso senza ostacoli tra gli intricati fili invisibili che uniscono la famiglia, un film sincero sugli affetti più intimi, un lavoro cinematografico per palati più che raffinati.