Le nostre battaglie: da Cannes e Torino, arriva un'opera debitrice ai Dardenne e al neorealismo italiano
Presentato a Cannes come evento speciale della Semaine de la Critique e al Festival di Torino dove si è guadagnato il Premio del Pubblico, Le nostre battaglie (Nos Batailles) narra le vicende di Olivier (Romain Duris), lavoratore instancabile ed attento alle esigenze dei suoi dipendenti, ma soprattutto padre di due bambini che si ritrova improvvisamente a doversi occupare da solo di loro, in seguito alla sparizione della moglie per motivi a lui ignoti.
La seconda prova dietro la macchina da presa di Guillaume Senez (Keeper) è un'opera volutamente e profondamente debitrice a tutto un tipo di cinema che vede i Dardenne tra i suoi capisaldi e che ricorda, seppur con le necessarie differenze, quel neorealismo di cui gli italiani sono rappresentanti eletti.
Crudo, asciutto, freddo, Le nostre battaglie parte da una tematica tanto attuale e pregnante come il precariato del lavoro, per arrivare ad inglobare poi, all'interno di un discorso ben più generale, le difficoltà quotidiane di una famiglia nell'odierna società. Olivier è un uomo competente e premuroso, costretto dalle imprevedibili circostanze della vita a doversela cavare con le sue sole forze, a mettere al primo posto le esigenze dei suoi bambini senza togliere loro la speranza - emblematica in tal senso l'inquadratura finale, sulle note di Heaven dei The Blaze, forse il momento più intenso dell'intera pellicola. Ed è appunto la famiglia il fulcro della storia, perché oltre al padre e ai figli protagonisti, ci sono la madre e la sorella di Olivier (rispettivamente Dominique Valadié e Laetitia Dosch), due figure femminili estremamente positive, punti fermi a cui affidarsi e che gli permettono di mantenere una sorta di lucidità indispensabile in momenti di simile crisi. Attraverso il loro sguardo conosciamo meglio Olivier, entriamo in contatto con altri dei suoi lati, che vanno a comporre quel puzzle pressoché infinito che è l'essere umano.
Le battaglie che danno il titolo al film sono quindi quelle che ognuno di noi si trova a combattere ogni giorno, nel suo piccolo, per riuscire a dare un senso, o meglio una direzione, alla propria esistenza. C'è chi lotta con la disoccupazione, chi con l'età che avanza, chi con i propri demoni personali, chi "semplicemente" con il desiderio di essere felice e soddisfatto.
Magnifico Romain Duris, capace di dare spessore ed intensità al suo Olivier, recitando quasi in sottrazione.