Le Mans '66 - La grande sfida: Una gara di resistenza

Il fascino delle corse, ma soprattutto quel fascino perduto delle gare in cui il pilota faceva davvero la differenza e la macchina era quasi una sua estensione e non una sorta di aeroplano guidato da centraline e complessi calcoli fatti ai box.
Per questo, probabilmente Rush di Ron Howard fu così inaspettatamente apprezzato.
Ora è la volta di una delle corse più fascinose di sempre: Le Mans e con l’aggravante di uno spettro incombente e ingombrante alle spalle, il film di (si perché lo volle fortissimamente) Steve McQueen.

La storia in realtà verte sulla scelta di Henry Ford “secondo” di gettarsi nel mondo delle corse per rilanciare il suo marchio, ma anche per curare il suo ego ferito dal Drake, Enzo Ferrari, che all’epoca con la sua scuderia era considerato praticamente imbattibile.
La scelta degli autori è quella di un film che abbia anche dei toni leggeri e non sia solo olio motori e pista. Così i fratelli Butterworth si mettono al lavoro su una sceneggiatura affiancati da Jason Keller, che probabilmente -visti i trascorsi- lavora sulle battute ad effetto.
Al timone un regista eclettico, ma sempre sorprendente: James Mangold, uno che ti confeziona una commedia come Kate & Leopold con la stessa facilità di un remake western (Quel treno per Yuma) o di un Marvel movie.
Molto bene. Servono due attori con le spalle larghe per i ruoli principali dei demiurghi dell’approdo della Ford a Le Mans.
Matt Damon sarà Carroll Shelby, il Pininfarina americano, tanto per dire Nick Cage rischierà la pelle per rubare una sua auto in Fuori in 60 secondi.
Chrstian “fisarmonica” Bale (perdo peso, prendo peso, perdo peso…) sarà il misconosciuto Ken Miles, pilota, collaudatore, meccanico molto noto in America ma meno in Europa anche perché specializzato nelle gare di endurance dal carattere a dir poco spigoloso.

Il film, nonostante la lunghezza ampiamente oltre le 2 ore, scorre via veloce (sarà per il contesto) e riesce ad appassionare sia grazie all’abilità tutta a stelle e strisce di rievocare storie sportive con grande pathos, sia per un cast “giusto” fin nei minimi particolari e grazie all’ottima intesa tra i due protagonisti.
Siamo certi che non tirerete alcuna chiave inglese sullo schermo e se vi piace quel mondo delle corse dal gusto un po’ retrò, sarete pienamente soddisfatti