Las niñas – Il lucido affresco di uno stato adolescenziale complesso e interlocutorio
Spagna, inizio anni ’90. Celia ha undici anni e studia presso un istituto cattolico di Saragozza, gestito da suore e scandito dai tempi di un’educazione rigorosa, fatta di regole e adempimenti ferrei, dove la sessualità, la troppa emancipazione o in generale le esistenze non allineate sono facilmente gettate nel calderone del male. Ma Celia e la sua amica Brisa, trasferitasi da poco da Barcellona, sono in piena trasformazione e rivoluzione, e guardano al mondo come a qualcosa di estraneo, ancora fortemente indecise se aderirvi o contrapporvisi. Tra le prove del coro, le lezioni di ginnastica e matematica, e il tempo speso con le compagne di classe, negli occhi di Celia andrà chiarendosi sempre di più la realtà di un mondo adulto fatto di compromessi e contraddizioni, di apparenti verità e molte, amare bugie.
Presa e persa nel suo sguardo profondo di bambina intelligente e verace, profonda e sensibile, Celia troverà nell’amica Brisa un’ottima complice e spalla con la quale condividere la volubilità del cambiamento adolescenziale e il percorso di crescita e scoperta, un percorso divertente e doloroso, fatto di tappeti elastici ma anche di rapporti conflittuali con la propria madre, di ferite profonde e ancora aperte legate a un padre che non c’è mai stato, e di sogni lontani, ancora tutti da svelare.
Piccole donne crescono
Al suo esordio, la giovane regista spagnola Pilar Palomero (classe 1980) fonde autobiografia e narrazione per firmare l’affresco tenero e accorato di un’adolescenza tutta in divenire, racchiusa tra tradizione ed emancipazione, tra regole da rispettare e sulle quali, anche, riflettere.
Vestite delle loro uniformi tutte uguali e tutte rigorosamente immacolate, Celia e le altre ragazze (las ninas del titolo) incarnano da un lato la rivoluzione tipica di quell’età, e dall’altro il tentativo d’emancipazione segnato dai tempi e dai luoghi storici del film, ovvero la Spagna degli anni ‘90. Traendo grande ed evidente ispirazione dalla sua storia personale, Pilar Palomero segue con avidità narrativa e voracità espressiva i volti limpidi di queste ragazze, Celia in primis, per catturarne la drammatica quanto incantevole dimensione transitoria.
All’inseguimento di un mondo adulto che sa di peccato (la mamma che nasconde i preservativi) e di peccaminose contraddizioni (il prete che fuma nel confessionale), las niñas della Palomero incarnano il volto libero, sincero, e talvolta oscurato di un’adolescenza tutta al femminile determinata a scoprire la propria voce, a inseguire il proprio canto, a fare i conti con i propri dubbi, prima che il mondo le etichetti e le ingabbi nel gioco sempre facile e sempre in voga dell’offesa gratuita, e dell’accusa senza colpa.
Un’opera prima lucida e intensa che analizza e mette a fuoco il complesso e interlocutorio stato adolescenziale.