La ragazza del treno

Visto l'incredibile fenomeno letterario legato al romanzo di Paula Hawkins era inevitabile che i diritti venissero acquisiti da qualche grossa casa di produzione, in questo caso la Dreamworks, e che La ragazza del treno arrivasse sul grande schermo.
Il team che ha preso in carico la missione vede la regia di Tate Taylor, già autore dello splendido The Help, Erin Cressida Wilson come sceneggiatrice - data la sua esperienza con i ruoli femminili, vedi il film su Dianne Arbus, è stata un'ottima scelta - e il produttore Marc Platt che ha portato al cinema recenti successi come La La Land e Il ponte delle spie.

A Emily Blunt, scelta fin dall'inizio per la sua versatilità, Haley Bennett e Rebecca Ferguson, è andato il compito di interpretare le tre protagoniste del thriller: Rachel, Megan e Anna. Tre figure completamente differenti, ognuna con il proprio bagaglio di traumi e dolori, ognuna che scandisce la storia, apportando di volta in volta elementi fondamentali per la ricostruzione del puzzle.
Ed ognuna con il proprio stile visivo poiché, mentre per Rachel viene fatto un largo uso di primi piani, di Anna abbiamo immagini di lei all'interno della casa, spesso catturate attraverso un vetro, e Megan, infine, è la più dinamica, fisicamente e drammaticamente parlando.

Ricorrendo ad efficaci ralenty, primissimi piani e dettagli, il regista focalizza l'attenzione sulle peculiarità della vita di Rachel che scorre monotona sulla carrozza numero tre del treno diretto verso Manhattan – per la precisione si tratta della Hudson Metro-North Line -: tra un drink e l'altro che le obnubila la mente, la donna ripensa di continuo al suo matrimonio fallito con Tom, alle discussioni, ai vani tentativi di avere un figlio e a quel giorno indelebile in cui scoprì la sua relazione con un'altra donna, la stessa che poi ha sposato e con cui ha avuto la piccola Evie.
L'unica distrazione che le infonde benessere è data dalla bellissima casa davanti cui il treno si ferma ogni giorno: ne osserva il giardino curato e la grande terrazza e si sofferma soprattutto sui due inquilini, una splendida coppia spesso intenta a scambiarsi effusioni. Rachel fantastica su di loro, sui rispettivi lavori, sulle rispettive passioni. Li ha chiamati Jason e Jess ma quando un giorno scorge qualcosa di completamente insolito e inaspettato, quel barlume di serenità la abbandona e precipita in un vortice che, suo malgrado, la risucchia fino a coinvolgerla direttamente.

Il nome delle tre protagoniste spunta nero su bianco tra una sequenza e l'altra, a scandire di volta in volta il punto di vista sulla vicenda: il passato si fonde con il presente in una serie di efficaci flashback che contribuiscono a far luce su ognuna di loro, in un crescendo di tensione che culmina nel giardino della vecchia casa di Rachel e Tom.

Le differenze rispetto al romanzo sono davvero minime e non alterano la struttura portante della storia e i suoi passaggi principali. La stessa autrice ha infatti lavorato alla sceneggiatura, mantenendo inalterata l'aura di ambiguità che per tutto il tempo aleggia intorno a Rachel. La modifica principale riguarda la location: nel romanzo la vicenda era infatti ambientata a Londra e dintorni mentre nella trasposizione cinematografica, Rachel si muove tra i sobborghi di New York e la Grand Central Station di Manhattan.
Lo scorrere monotono delle sue giornate ricalca fedelmente quanto narrato dalla Hawkins e i temi trattati, dal voyeurismo alla dipendenza, fino alla solitudine e al dolore di chi viene tradito, rimangono solidi arbusti da cui prendono il via i diversi livelli della narrazione. La stessa autrice ha infatti dichiarato: “Abbiamo discusso su come conservare quell'atmosfera claustrofobica e paranoide ma il cuore della storia è lo stesso”.

Ognuno con il proprio mezzo, la Hawkins e il regista, che già con The Help aveva dimostrato grandissimo tatto nel trattare e nel raccontare le figure femminili, hanno delineato una storia attuale e originale che non molla mai la presa, mantenendo alto il livello di angoscia. Il risultato è un thriller ben costruito, forte di tre intense interpretazioni femminili e di uno stile accattivante. Non gridiamo al capolavoro ma per una serata in compagnia, con pop corn o gelato, è perfetto.