La Ragazza del Mondo

Capita spesso di venire fermati per strada da coppie di dimesse signore che cercano di offrire ai passanti i loro opuscoli guida “La Torre di Guardia”, e “Svegliatevi!”. Ecco, non ci si può sbagliare… sono Testimoni di Geova. Ma, al di là del proselitismo che li spinge a suonare ai citofoni nelle ore più impensabili, e alla loro negazione al consenso per trasfusioni di sangue, cosa sappiamo del movimento religioso al quale appartengono?

Prendendo spunto da questo misterioso microcosmo le cui regole ferree limitano il libero arbitrio, Marco Danieli realizza un film intenso e decisamente riuscito. Il regista quarantenne, che vanta al suo attivo una nutrita serie di documentari e cortometraggi, sceglie di trattare un tema molto delicato e poco rappresentato, sia al cinema che in televisione. Scelta coraggiosa la sua, visto che il ritratto che emerge degli Studenti Biblici, come erano originariamente chiamati gli adepti della congregazione millenarista, non è certo dei più lusinghieri. Ma, a fare da contraltare alla rigidità dell’ortodossia del Credo, Danieli mette sapientemente in scena la figura di Libero, un giovane ateo sbandato e contrario a qualsiasi imposizione: due mondi distinti che si scontreranno senza che vi sia un vincitore. L’ago della bilancia, in bilico perenne tra “giusto” e “sbagliato”, sarà Giulia, una diciannovenne cresciuta in un rigido universo fatto di indottrinamento, privazioni, adunanze e isolamento.

La Ragazza del Mondo ha l’enorme pregio di proiettare lo spettatore all’interno di un percorso formativo dove, grazie all’amore, la volontà individuale di Giulia esploderà lentamente come una bomba a miccia lunga fino a raggiungere quel nuovo “mondo” a lei da sempre proibito. Già, perché dissociarsi dai Testimoni di Geova non è né facile né veloce, e il cineasta di Tivoli illustra a perfezione le tante difficoltà che la protagonista dovrà affrontare: sfumature di dolore necessarie per riconquistare un’identità perduta.

Sebbene la salvezza arrivi per la ragazza dal suo incontro con Libero, Marco Danieli non sfiora mai il banale terreno del romanticismo, all’amore spetterà infatti il solo importante ruolo di spinta propulsiva per una crescita interiore. L’ottimo equilibrio tra i numerosi primi piani sui volti dei vari personaggi - prova in genere non semplice per gli attori, invece in questo caso riuscitissima - e l’utilizzo in alcune sequenze della macchina a mano, regalano inoltre all’intera narrazione un più che apprezzabile tocco di realismo. Michele Riondino e Sara Serraiocco interpretano egregiamente le parti loro assegnate, così come lo straordinario Pippo Delbono che, nei panni dell’Anziano della congregazione,“buca” letteralmente il grande schermo.

L'opera prima di Danieli, prodotta dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, è un film ben scritto, ben recitato, ben diretto, e soprattutto... con un “signor finale”.