La profezia dell’armadillo: Il successo di Zerocalcare dal fumetto al film

Zero (Simone Liberati) ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, non ha un lavoro ma ha un grande talento per il disegno. Per sbarcare il lunario fa ripetizioni a Riccardo detto Blanka, un ragazzo dell’abbiente Roma nord cui Zero vorrebbe dare, oltre a nozioni prettamente didattiche, anche una serie di insegnamenti di vita. Non ha amici al di fuori di Secco (Pietro Castellitto), sodale compagno di disavventure fin dall’infanzia. In compenso ha un’interiorità assai spiccata e dotata di voce propria che incarna le sembianze di un grande armadillo, rivisitazione postmoderna della celebre coscienza del grillo di Pinocchio, sempre pronto a dispensare consigli o indicazioni sulla vita di Zero. Ma l’arrivo della notizia della morte della sua amica d’infanzia, nonché amore adolescenziale mai dichiarato, Camille, trasformerà la sua precarietà esistenziale in uno stato di spaesamento ancora più acuto.

Adattamento dell’omonimo fumetto, divenuto cult e pubblicato da Bao Publishing, La profezia dell'armadillo è una riflessione accorata e contemporanea sullo stato sempre più precario dei giovani adulti (trentenni) di oggi. Conteso tra le difficoltà della propria vita e la voce stentorea della propria coscienza Zero incarna l’inadeguatezza di un mondo giovanile sopraffatto da sogni che son rimasti tali.

Emanuele Scaringi dirige questa commedia dolce amara sfruttando un guizzo nella sceneggiatura (scritta a più mani da Michele "Zerocalcare" Rech, Oscar Glioti, Valerio Mastandrea, Johnny Palomba) che rende quasi poetico il disagio esistenziale di due giovani alle prese con una realtà urbana schiva e inafferrabile. I ricordi del tepore adolescenziale, in un tempo del cuore descritto a metà tra Il tempo delle mele e Mignon è partita, animano il conscio e l’inconscio del protagonista Zero determinando una sorta di cesura con il mondo circostante. Zero e Secco sembrano infatti appartenere a una dimensione quasi onirica della loro esistenza, aggrappati con forza ai loro giuramenti adolescenziali, ai loro sogni irrealizzati e ad amori rimasti perlopiù delle mere proiezioni della mente.

Scaringi coglie la dissonanza tra realtà e percezione alla radice del fumetto per farne un film frizzante e tenero dove ci si trova subito a parteggiare per quel senso di inadeguatezza endemica, per quella ricerca ossessiva di un qualsiasi elemento (che sia la proiezione animalesca della propria coscienza nel caso di Zero o l’assuefazione a uno spray urticante per Secco) che possa generare il cambiamento, un’inversione di rotta. Ma a rimettere in gioco le emozioni vere alla fine è sempre la determinazione di un fato  su cui non abbiamo alcun controllo.

Infine, un’opera fresca che riproduce l’originalità dell’omonimo fumetto aderendo però a dei canoni ben più cinematografici, e che  gode della buona prova di Simone Liberati nei panni di Zero e dell’ottimo contributo di Valerio Aprea che dà voce all’Armadillo.