La prima vacanza non si scorda mai – In amore vince chi resta, nonostante tutto
Marion (Camille Chamoux) e Ben (Jonathan Cohen) hanno trent’anni, vivono a Parigi, sono entrambi single e ancora in cerca dell’anima gemella. Il loro incontro grazie a Tinder li porterà a quella immediata sintonia, coronata da una intensa nottata insieme, che di norma fa germogliare l’idea di una possibile intesa, di qualcosa destinato magari a durare nel tempo. Spronati da quell’istinto estemporaneo e del momento, i due trentenni decideranno così di mutare le loro rispettive vacanze estive con amici (Biarritz per Ben e Beirut per Marion) in una meta comune localizzata a metà strada tra le due destinazioni originarie. Un compromesso, un venirsi incontro geografico che dovrebbe simbolicamente rappresentare proprio quel naturale movimento verso l’altro insito alla base di relazioni propositive e funzionali. Ma la conoscenza tra di loro è davvero troppo fresca e alle prime armi, e la forzata convivenza vacanziera farà emergere velocemente tutte le differenze di carattere e di approccio alla vita oramai consolidate in due persone adulte, interferirà con quegli elementi del quotidiano che di romantico e idealizzato hanno sempre ben poco, e porterà dunque a gran velocità una coppia appena sbocciata sui binari molto ordinari delle abitudini e delle idiosincrasie personali, salvo poi portare avanti sullo sfondo e molto timidamente anche quel potenziale comune trapelato nel loro primissimo incontro.
L’avventura dell’amore
Patrick Cassir, autore francese con alle spalle una lunga esperienza nella grafica, debutta alla regia con La prima vacanza non si scorda mai, un on the road emotivo che esplora tutte le difficoltà, le paure e le resistenze del mettersi in gioco di fronte a una quotidianità e a un’intimità che sopraggiungono velocemente e inopinatamente all’interno di una coppia “giovane”.
Dall’incontro al buio all’idea della vacanza a metà strada, la commedia di Cassir trova però subito la sua dimensione, tra leggerezza e riflessione profonda, tra sarcasmo e osservazione reale di ciò che spesso ci attrae e (allo stesso tempo) ci respinge dell’altro . Perché se nell’estemporaneo, nella superficie e nella distanza dei sentimenti ci sentiamo al sicuro, protetti, nella nostra confort zone, è quando la vicinanza fisica ed emotiva ci impone la sfida dell’ignoto che viviamo e sperimentiamo le nostre insicurezze più profonde. Accorciando i tempi e le distanze tra i suoi protagonisti, Cassir trasforma così la vacanza in un precoce banco di prova di una relazione, osservando e misurando se e come quella geometria emozionale dell’approccio iniziale riesca a reggere il peso di un’intimità forzata e improvvisa lanciata su una linea temporale più lunga.
Tra momenti di tenerezza e momenti di profondo disagio e sconforto, La prima vacanza non si scorda mai libera le piccole follie della vita (come quella di partire con un perfetto sconosciuto), dà libero sfogo a un sentire spesso troppo imbrigliato negli schemi della presunta “normalità”, e compie un giro a 360° attorno alla nascita di un sentimento che muove velocemente dalla staticità e dal passivismo allo slancio attivo e verso la costruzione di un qualcosa che può essere tutto o niente, ma è comunque un mettersi in gioco essenziale alla scoperta (in primis) di sé stessi. Perché se è vero che gli altri rappresentano – sempre - un potenziale di paura e sofferenza, è pur vero che solo attraverso gli altri riusciamo davvero a scoprire che siamo, solo nello specchio degli occhi di una persona con cui proviamo a entrare in contatto possiamo realmente leggere noi stessi, e scoprirci poco alla volta nei nostri tanti difetti e - anche - pregi.